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Violenza sulle donne, Maselli (IDV): "Serve radicale intervento delle Istituzioni"

Sfogliando i giornali tutti i giorni leggiamo nella cronaca atti di femminicidio. In quanto donna mi chiedo: è mai possibile che nel 2013 accadano ancora queste cose? E che lo Stato Italiano non prova a far nulla per tutelarci?

Forse non tutti sanno, continua Nicole MASELLI, che nel 2011 il comitato CEDAW (Comitato per l'implementazione della Convenzione per l'eliminazione di ogni discriminazione sulle donne) e, nel Giugno 2012, la Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla violenza delle donne, hanno rivolto allo Stato Italiano una serie di raccomandazioni in quanto fortemente preoccupati per : l'elevata prevalenza della violenza nei confronti di donne e bambini, italiane, migranti, Rom e Sinte ; l'allarmante numero di donne uccise dai propri partner o ex-partener ; il persistere di tendenze socio-culturali che minimizzano o giustificano la violenza domestica; l'assenza di rilevamento dei dati sul fenomeno; la mancanza di coinvolgimento attivo e sistematico delle realtà della società civile competenti sul fenomeno per contrastare la violenza; le attitudini a rappresentare donne e uomini in maniera stereotipata e sessista nei media a nell'industria pubblicitaria. Ad oggi a mio malgrado dispiace dirlo ma l'Italia è ancora del tutto inottemperante rispetto agli standard e agli impegni internazionali.
Servirebbe un radicale intervento delle Istituzioni che non possono lasciare le cittadine e i cittadini soli davanti a un tale fenomeno che va' a incrementarsi sempre di più; perché le Istituzioni "dovrebbero" prevenire, contrastare e proteggere con politiche attive, coerenti e coordinate l'intera società a partire dal sostegno dei centri antiviolenza; dove ogni cittadino dovrebbe essere libero di cercare un aiuto.
Cari giornalisti e media quando raccontate queste vicende perché raccontate il fatto in maniera scandalistica in modo da "giustificare" questo comportamento degl'uomini violenti? E se la donna di cui state parlando fosse vostra madre, vostra moglie o vostra figlia, lo raccontereste nella solita maniera? Ci vuole tatto e soprattutto dovete rispettare la persona in se per se dato che purtroppo la sua dignità è stata violata.
Il 100 per cento delle madri che in casa subiscono violenza sta zitta per difendere l'unità familiare. Ma quasi tutte, se ad andarci di mezzo sono anche i figli, rompono il silenzio. A dirlo è un'indagine europea. Il danno è permanente: se l'episodio avviene prima dei 15 anni, può portarli a non desiderare né una famiglia né una relazione propria per paura di ripetere il comportamento di cui sono stati testimoni. Aggressività verso i genitori e i pari, bullismo, scarsa autostima sono solo alcune delle conseguenze più diffuse tra i figli di madri vittime di violenza, che, in molti casi hanno inizia con una minaccia verbale e purtroppo, quasi sempre non si ferma alle parole.
I bambini invece assistono impotenti alle liti tra i genitori tra urla, insulti e percosse, vedono e sentono impauriti, ma non dicono nulla.

Dei bambini testimoni e vittime della violenza domestica, non si occupa nessuno. Sono esposti alla violenza sia fisica che psicologica e alcune volte, purtroppo, ne rimangono coinvolti in prima persona, come accade nelle stragi in famiglia. Oltre alla paura e all'ansia, in questi bambini può presto manifestarsi una mancanza di concentrazione che porta agli insuccessi scolastici e persino alla depressione, ha più probabilità di diventare un adulto violento perché non conosce altra realtà all'infuori di quella che lui ha sempre vissuto. C'è da sperare che nelle coppie che si separano cessi la violenza, con l'aiuto della giustizia o dell'intervento dei servizi sociali. Ma oggi, purtroppo, sappiamo benissimo , in virtù della legge sull'affido condiviso, che molti uomini continuino "per l'interesse del minore", ad avere libero accesso nella vita delle ex partener e dei figli e poco importa, in molti casi, se sono stati denunciati o condannati per violenza. Ai bambini oggi non si dà ascolto perché prevale la convinzione che siano manipolati e perciò sono considerati a priori poco attendibili.
Giudici, assistenti sociali, psicologi, si orientano su diverse ipotesi. La prima è che la presenza del padre sia essenziale per lo sviluppo del bambino, anche se è un uomo violento perché, in sintonia con la legge sull'affido condiviso, "un uomo violento può essere un buon padre". E se poi accade che "un buon padre" uccida i suoi figli? ovviamente nessuno si sognerà mai di chiamare in causa chi ha facilitato che tutto questo accadesse. Nonostante le faticose lotte che le donne, nostre ave, hanno dovuto combattere nei secoli per affermare la propria dignità e i propri diritti, noi donne di oggi siamo regredite alla peggiore società patriarcale.
Sostenere che la violenza si può "curare" con l'aiuto familiare e la terapia psicologica, è falso e pericoloso per la donna (il caso di Cristina Rolle, uccisa davanti all'assistente sociale con 50 coltellate dal marito) perché dà l'illusione che il problema può essere risolto ma non è così facile come si pensa.
Il vero obiettivo è quello di ripristinare il controllo patriarcale sulle donne e bambini quindi far delle leggi dove si vieti l'affidamento condiviso tra i due genitori e che venga applicato come prassi l'affido esclusivo al genitore non violento e non sia consentito l'utilizzo di tecniche di meditazione familiare in ambito processuale ed extraprocessuale e che vi siano interventi tempestivi per la difesa della loro incolumità.

Nicole MASELLI
Responsabile Provinciale Donne IDV

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