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Nella riforma del condominio eliminate le sostituzioni e i cambi d’uso delle parti comuni In evidenza

Accanto agli effetti dirompenti dell'IMU, non poteva passare sotto silenzio che sui piccoli proprietari incombeva anche il pericolo di un esproprio senza indennizzo della loro quota di comproprietà delle parti comuni condominiali.Leggi tutto

E' quanto prevedeva il progetto di legge sulla riforma del condominio, approdato - dopo varie

vicissitudini - alla Camera. Nel testo della riforma era previsto in particolare, all'art. 1117 ter, che "le sostituzioni delle parti comuni ovvero la modificazione della loro destinazione d'uso" potevano essere approvate, non più all'unanimità, ma con una delibera assembleare a maggioranza dei due terzi dei millesimi. Che altro poteva significare la norma se non l'esproprio delle quote di comproprietà sulle parti comuni, spettanti a ciascun condomino, notoriamente titolare non solo della sua proprietà esclusiva ma anche della sua quota millesimale delle parti comuni ? Si tenga tra l'altro presente che l'amministratore era abilitato a trascrivere, alla Agenzia del demanio, le sostituzioni delle parti comuni e il cambio della loro destinazione d'uso - sostanzialmente a favore del condominio - che è invece solo un ente di gestione delle parti comuni, senza alcuna soggettività giuridica. Contro il tentativo di esproprio, finalizzato ad agevolare l'ingresso in condominio delle

società di global service— per esempio per accaparrarsi l'acquisto dei sottotetti ai fini del recupero - era da tempo insorto il coordinamento della proprietà immobiliare, ARPE - Federproprietà, CONFAPPI, UPPI. Il coordinamento aveva più volte stigmatizzato, al relatore del progetto di legge e ai vari capigruppo, l'inaccettabilità di una siffatta impostazione anche attraverso audizioni in Commissione. La posizione del Coordinamento della proprietà era stata tra l'altro supportata dalla concorde adesione delle più importanti associazioni degli amministratori di condominio -ANACI, FNA Federamministratori, UNAI e ANAIP - che in data 16.05.2011 avevano sottoscritto un documento comune volto a scongiurare l'ennesima beffa ai danni dei proprietari.

Con particolare soddisfazione prendiamo ora atto che - in accoglimento delle nostre istanze - il Comitato Ristretto della Camera ha finalmente cancellato, dal testo della riforma, la iniqua previsione dell'art. 1117 ter, ritornando a Cesare quello che era di Cesare.

 

 

 

Silvio Rezzonico - Pres. Naz.le CONFAPPI

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