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Dialma Ruggiero, Asti: "Lo avevamo scritto nel programma: mettiamo a reddito il patrimonio culturale" In evidenza

di Doris Fresco- Intervista all'assessore alla cultura Paolo Asti che smentisce ogni ipotesi di vendita. 

La Giunta sta discutendo del passaggio del Dialma Ruggiero dal settore cultura a quello patrimoniale. Questo, nella pratica, cosa comporta?
Fino all’apertura della Mediateca Regionale, della primavera dello scorso anno, gli archivi multimediali del comune della Spezia erano ospitati al primo piano della Dialma così che la presenza del nostro personale era giustificata in una duplice funzione: da un lato quella della gestione del centro, dall’altro quella del servizio degli archivi. Con l’apertura della Mediateca all’ex Odeon, la carenza di personale e l’impossibilità di addivenire a nuove assunzioni per i costi che comporterebbero di fatto ci impedisce di offrire il servizio che il pubblico ci sta chiedendo. A breve ci saranno nuovi pensionamenti e al contempo la necessità di aprire la biblioteca civica Mazzini attualmente in corso di ristrutturazione. Abbiamo quindi pensato di arrivare a una gestione autonoma del centro, cosa che del resto in passato le associazioni in tutta Italia hanno sempre richiesto. In questo modo potremo liberare risorse da ridistribuire sulle altre attività e centri culturali in capo al comune.

Come cambieranno le cose?
Al Dialma attualmente ci sono associazioni che pagano un affitto per uno spazio di cui non hanno la titolarità e che, sul piano economico non vedrebbero un inasprimento dei costi anche perché parliamo di un affitto pari a circa tre euro a metro quadro al mese. Per fare un esempio concreto per 70 mq (lo spazio medio di un appartamento) circa 200 euro al mese a cui sommerebbero il costo di luce e riscaldamento e pulizia. Una tariffa dunque ben al di sotto dei quasi sette mila euro all’anno che stanno pagando alcune associazioni in base a un vecchio bando del comune stesso.

Rispetto alle 19 e più associazioni che oggi gravitano intorno al Dilama e che hanno in affitto gli spazi (da maggio 2017 tutte, nessuna esclusa), in molti altri si sono fatti avanti, nel tempo, per usufruire degli spazi ritenendo però, in qualche caso, di non riuscire a coprire i costi di affitto e indirizzandosi altrove. Il totale derivante dagli affitti si aggira intorno ai 40 mila euro. Se dovesse andare in porto l’idea di affidare la gestione al settore patrimonio e quindi mettere a bando il Dilama, offrendo alle associazioni del territorio la possibilità di affittare gli spazi a prezzi calmierati (circa un terzo rispetto agli otto euro al metro quadro, valore di mercato) il costo sarebbe di almeno 60 mila euro, ai quali verrebbero sommati i costi delle utenze, circa altri 60mila euro. Questo calcolo però è fatto considerato che la superficie totale della struttura è di 1900 metri quadri: "In realtà- precisa Asti, rassicurando le preoccupazioni di molti- non dobbiamo fare un calcolo sulla superficie complessiva: per quella che è la nostra idea, ogni associazione avrebbe i suoi spazi, e pagherebbe le proprie utenze, dunque con un’equità maggiormente garantita".

Avete già pensato a come strutturare il bando, nel concreto?
Non abbiamo ancora pensato a come strutturarlo se non ad alcune linee guida: il Dialma è e deve rimanere la casa della cultura spezzina, ma le amministrazioni, compresa la nostra, stanno pagando il conto di chi in passato ha dato tutto, e forse troppo, in maniera gratuita. Credo che i regolamenti comunali, che prevedono di affittare a organizzazioni senza scopo di lucro i propri spazi a un terzo del valore di mercato, possano essere di garanzia per le associazioni.

Sappiamo che le associazioni che oggi usufruiscono dello spazio sono preoccupate, anche se il clima è comunque di fiducia nei confronti dell’Amministrazione. Sicuramente, la preoccupazione deriva dall’incertezza nei termini del bando, visto che al momento non si sa, nel concreto, come verranno suddivisi gli spazi da dare in gestione ai singoli, come verrà organizzata la gestione degli spazi comuni e quindi anche come verranno calcolate le spese per quel che riguarda le luci nelle scale, nei corridoi, nei bagni o le pulizie di tutti questi luoghi. Per le risposte ci sarà ancora un po’ da aspettare, anche per questo le associazioni stanno chiedendo al sindaco la convocazione di una riunione plenaria.

Di quanto aumenterebbero per loro i costi rispetto alla situazione attuale?
Come dicevo prima per molti non ci sarebbe aumento, per altre risparmio, il tutto con la titolarità di assegnazione dello spazio.

Anche per altre strutture verrà adottata la stessa politica di affidamento della gestione tramite bando?
Abbiamo scritto nel programma votato dagli elettori che avremo messo a reddito il patrimonio culturale (in senso generico, considerato che del patrimonio culturale fanno parte anche il teatro civico e i beni nei musei: ovviamente qui intendiamo i beni del patrimonio immobiliare). Abbiamo cominciato a farlo e proseguiremo su quanto ci siamo impegnati.

Un'altra preoccupazione deriva dalla possibilità, ancora molto lontana, che, nella peggiore delle ipotesi, il bando possa andare deserto e che la struttura possa rimanere chiusa: in questo caso, ci si domanda che futuro potrebbe aprirsi e se esiste l'eventualità di una vendita del Centro Culturale Dialma Ruggiero.

Ha in mente enti privati interessati all’acquisto o alla partecipazione al bando?
Non abbiamo mai parlato di vendita, infatti la struttura non è all’interno del piano delle alienazioni e chi ne parla lo fa con fantasia e con malizia politica. In molti si sono già presentati e ci hanno scritto. Si tratta di associazioni con un curriculum di valenza nazionale e con comprovata attività nel campo artistico che fino ad oggi sono rimaste inspiegabilmente escluse pur avendo ripetutamente richiesto gli spazi comunali.

Il grande valore riconosciuto è che al Dialma, che si trova in un quartiere decentrato, popolato da ogni fascia di reddito, i corsi hanno prezzi popolari, fruibili da un gran numero di persone e di famiglie. Oltretutto va anche sottolineato che molti dei corsi sono indirizzati a categorie deboli, come disabili, anziani o bambini, quindi la speranza di tutti è che la cittadinanza continui ad usufruire di quel bene, che è di tutti.

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