Purtroppo le politiche fin qui adottate dai governi identificano il benessere con la crescita, una crescita che si misura con il "PIL" (prodotto interno lordo), che è l'indice economico della ricchezza prodotta all'interno di un paese.
Robert Kennedy in un famoso discorso pronunciato presso l'università del Kansas, metteva in evidenza l'inadeguatezza del "PIL" come indicatore di benessere, in quanto misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Peggio ancora è la politica di risanamento finanziario adottata dal governo Monti che si preoccupa solo di salvare un modello economico fallimentare, che non tiene per nulla conto del benessere e della qualità della vita di ogni singolo cittadino, una politica fatta di tagli allo stato sociale e di tasse che colpiscono soprattutto i ceti medio bassi.
Una politica di risanamento finanziario basata sul rigore che si dimentica invece di colpire, i grandi patrimoni, i super dirigenti ma anche tutta l'area militare, della chiesa e soprattutto il potere finanziario delle banche le quali probabilmente hanno innescato la crisi e alle quali invece vengono elargiti aiuti; banche che hanno smesso di finanziare le piccole imprese e i singoli cittadini per investire in speculazioni finanziarie.
Tutto questo ha generato un crollo dei consumi e quindi della produzione con perdita di posti di lavoro e aumento della povertà, in barba al benessere e alla felicità per tutti, ma anche in barba alla crescita dell'inadeguato "PIL" .
Michele DI VITTORIO IDV La Spezia