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Quanto sei bella Spezia? Ce lo racconta Gino Ragnetti nel suo nuovo libro In evidenza

di Dayla Villani- Intervista allo storico, giornalista, scrittore che ripercorre un viaggio nella storia attraverso “le impressioni e emozioni provate da scrittori, turisti, poeti, giunti al cospetto di uno dei golfi più belli del Mediterraneo, se non del mondo”.


Un libro di 340 pagine, frutto di un lavoro durato quasi 3 anni e di una ricerca già iniziata con con “Ottocento”, edito da Accademia Capellini nel 2011. Tanti gli aneddoti, i racconti e le sfaccettature di un passato troppo spesso dimenticato e che andrebbe ritrovato per il futuro.

Quasi 300 i personaggi tra scrittori, viaggiatori, autori che nel libro raccontano Spezia come una splendida terra fatata, il paese più bello mai veduto. Ma cos’hanno apprezzato di Spezia e come mai l’hanno trovata così bella?
Quando si parla di Spezia inevitabilmente bisogna parlare del suo golfo. La sua prima citazione risale a circa 2233 anni fa quando un giovane romano di nome Quinto Ennio, poi “padre” della letteratura latina, approdò nel porto di luna rimanendone letteralmente estasiato. L’anno di svolta per Spezia è stato il 1823 quando re Carlo Felice fece costruire la strada per Genova che finalmente permise di aprire le porte della città al “turismo”. Da quel momento tanti i viaggiatori e visitatori che hanno tratto ispirazione da “questa nobile terra, piena di delizie” descrivendola una come una città “incantevole, accogliente, vivace e pulita”. Tanti anche i volti di fama mondiale troppo spesso dimenticati come Mary Somerville, matematica e astronoma di fama mondiale, che fu accolta con acclamazione nella società di storia naturale di Spezia e qui scrisse la sua opera più importate sulla scienza molecolare; Charles James Lever scrittore di Dublino che venne a Spezia dal 1851 al ’67 in piena trasformazione della città. Dal ’61 ebbero infatti inizio i lavori di costruzione dell’arsenale e da qui Spezia scelse il suo futuro, molto diverso da quello a vocazione turistica intrapreso invece dalle vicine Nizza e Cannes.

Nei suoi libri traspare il desiderio di far ritrovare a questa città il suo passato, recuperare la sua storia, farla conoscere. Come descriverebbe, oggi, la città di Spezia? Quale insegnamento bisognerebbe trarre dal passato per poter guardare al futuro?
Qualche giorno fa mi sono emozionato vedendo tanti turisti guardare con interesse e fotografare angoli storici della nostra città. La Spezia ha attraversato anni difficili prima con la crisi nel ‘900, e poi, con quella del 2008. Oggi ci sono delle prospettive importanti, delle opportunità che non so se Spezia sarà in grado di cogliere. Per esempio, la realizzazione di opere irreversibili rischierebbe di portare via la ricchezza dei nostri figli. Tutto dipenderà da come riusciremo a cogliere i cambiamenti del domani che sono già diversi da quelli di oggi.

C’è qualcosa che vuole comunicare ai lettori con questo libro?
Chi non conosce il passato non può capire il presente e tanto meno immaginare il futuro. E concludo con la citazione dello scrittore spezzino Giancarlo Fusco classe 1915 che ha raccontato la città prima della guerra:
"Voi cari amici spezzini, non lo sapete. Come potreste, del resto saperlo? C'è un proverbio cinese che dice: Chi ha sa che ha, ma non sa quello che ha. Solo noi spezzini, lontani dalla Spezia, esuli, emigrati, proscritti; solo noi che la nostra città possiamo recuperare soltanto nella memoria, a lampi, a fette e a spicchi, con la fatica di precisare, il più possibile, i colori, le voci, i rumori e il profilo del diadema montuoso sullo sfondo del cielo volubile: solo noi con moti d'invidia che ci mordono le viscere, sappiamo quale e quanta sia la fortuna che voi non sapete di avere".

 

Gian Carlo Fusco (La Spezia, 1915 - Roma, 1984)

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