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Inarrestabile la crisi del commercio, continua la chiusura di negozi storici In evidenza

Di Alice Tintori – Continua l’emorragia delle chiusure di negozi storici in centro città. Oggi è la volta di Oleggini.

Il commercio è in crisi, si sa, soprattutto i piccoli esercizi. Ci siamo quasi abituati alla tristezza dei negozi che chiudono. Il centro delle città, ma soprattutto le periferie, perdono importanti presidi e punti di riferimento.

Proliferano i centri commerciali, certamente comodi per i più, a discapito di un rapporto più umano, basato sulla conoscenza, sul consiglio, sul quotidiano, che i piccoli negozi sanno offrire.

Il segnale di uno stile di vita che cambia.

I nostri anziani perdono sempre più spesso i loro punti di riferimento, le abitudini di una vita. E tutti noi continuiamo a perdere pezzi importanti della nostra città e del nostro passato.

La cosa diventa sempre più preoccupante quando ad abbassare le saracinesche sono negozi storici, attività che hanno dato da vivere a famiglie per diverse generazioni. Con loro si perdono inesorabilmente parti di storia cittadina.

Gli esempi di questa incessante moria di negozi storici sono molti. Ne citiamo solo alcuni relativi al centro cittadino, a titolo esemplificativo ma non certamente esaustivo.  

Solo pochi mesi fa, la chiusura di “Città di Milano”,  negozio di giocattoli del centro città, amato da grandi e piccini, dopo 81 anni di attività.

Nel 2022 ha chiuso Panattoni, storico negozio di frutta esotica all’angolo di Piazza Garibaldi, punto immancabile per godere di un trionfo di sapori, colori e gusti per tutti i palati, attivo alla Spezia dal 1924.

Nel 2017 ha chiuso il negozio di abbigliamento uomo Molinari, storico negozio di abiti sartoriali, dopo 85 anni di attività, con una storia iniziata nel 1932.

E nel 2019  ha chiuso la “Casa Musicale Pietro Biso”, punto di riferimento musicale per tre generazioni di spezzini, che lì hanno trovato sempre tanti strumenti musicali, per professionisti e dilettanti della musica, e poi un grande assortimento di dischi, cassette, cd, tante colonne sonore di tanti momenti di vita per moltissimi spezzini.

L’ultimo esempio, in ordine cronologico, di chiusura di un negozio storico del nostro centro città è rappresentato da Oleggini, che chiude definitivamente dopo 120 anni di attività.

Oleggini inizia la sua lunga attività alla Spezia nel 1890, con un negozio di ombrelli e cappelli.

L’attività resiste alle due guerre, poi la decisione di allargarsi aprendo nuovi punti vendita a Massa, e di chiudere il negozio della Spezia.

Nel 2002 l’ultracentenaria attività, gestita dalle nuove generazioni che nel frattempo si sono succedute, ritorna alla Spezia, città dalla quale era partita.

Negozio di elegante abbigliamento ed accessori, senza dimenticare cappelli, ombrelli e borse, nel tempo si sposta sempre più verso il lusso, diventando una boutique con le più importanti firme della moda e del lusso internazionale.

Anche la location in città cambia nel tempo. Nel 2002 l’inaugurazione del nuovo negozio in Corso Cavour, nel 2008 la cessione dei locali ad altro brand ed il trasferimento nei nuovi locali all’incrocio con Via Chiodo.

Dopo il periodo di saldi e liquidazione totale per cessazione attività, oggi il negozio chiude. Già abbassate le saracinesche alla Spezia, la vendita promozionale prosegue a Massa ma anche lì il destino è segnato.

La Redazione di Gazzetta della Spezia ha contattato il Presidente di ConfCommercio La Spezia, per avere dichiarazioni in merito. Vittorio Graziani afferma: “ la chiusura del negozio di Oleggini è purtroppo solo l’ultima di una lunga serie, cui assistiamo ormai sempre più spesso, sia nel centro storico che nelle periferie.

Sono chiusure particolarmente dolorose per la città, perché riguardano spesso negozi storici, importanti e di grande qualità, che davano lustro e prestigio alle nostre strade e ai nostri quartieri.

Questo trend, negativo sia per le conseguenze economiche che sociali, è tanto più preoccupante quanto più al momento paia irreversibile.

E non è certo un problema peculiare della nostra città, come dimostra la storia dei negozi di Oleggini, che trovava forti radici nelle tre attività di Massa Carrara, anch’esse chiuse.

Gli eventi traumatici degli ultimi anni (pandemia, guerra in Ucraina, conseguenti pesantissimi aumenti di prezzi, costi dell’energia e inflazione) hanno dato il colpo di grazia ad una rete commerciale già fortemente provata.

Per il futuro, trovare soluzioni non sarà semplice.

Di certo è assolutamente necessaria una completa sinergia tra imprese, associazioni ed enti pubblici, perché insieme non solo l’economia, ma soprattutto la politica, riescano a trovare la strada per porre un freno a questa disastrosa moria”.

 Il settore del commercio merita una riflessione approfondita, che ci auguriamo la politica faccia al più presto a livello non solo locale ma nazionale, che tenga conto di molti aspetti.

Non solo l'aspetto economico, ma anche lo svuotamento del centro e delle periferie, l'aspetto sociale che i negozi rivestono, le opportunità di lavoro, la globalizzazione ma nel contempo l'esigenza di mantenere la storia, la vita soprattutto nelle piccole città e nei piccoli centri.

 

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