Particolarissimo il meccanismo fraudolento utilizzato. Infatti, a differenza del modus operandi fino ad oggi impiegato nella maggior parte dei casi di spedizione transfrontaliera illecita di rifiuti, questa volta la merce rinvenuta all'interno dei container e vincolata al regime dell'esportazione con destinazione finale in Cina era già dichiarata quale rifiuto (fra l'altro, non pericoloso), e – in particolare – veniva qualificata quale "ROTTAMI A PREVALENZA RAME DA APPARECCHIATURE ELETTRICHE FUORI USO" classificabile al codice "GC 020" previsto dalla Convenzione di Basilea, ossia la convenzione internazionale che regola il commercio transfrontaliero di rifiuti. Per tale specifico codice, la Cina ammette l'ingresso sul proprio territorio solo qualora il rifiuto sia costituito da cascami di fili o da rottami di motori elettrici, vietandone invece l'importazione in tutti gli altri casi.
In realtà, all'interno dei container ispezionati dai funzionari doganali e dal personale della Guardia Costiera, con la collaborazione del personale tecnico dell'ARPAL della Spezia, sono stati rinvenuti rottami metallici di vario genere e dimensione, elettrodomestici usati, parti di biciclette e parti rilevanti di un distributore stradale di benzina ormai fatto a pezzi (si riconoscevano, in particolare, le scritte "BENZINA SUPER – BENZINA SENZA PIOMBO – DIESEL" presenti sulla colonnina di distribuzione).
Il legale rappresentante della società esportatrice, un cittadino cinese di 43 anni già noto alla Dogana per essere stato in precedenza denunciato per un analogo episodio, è stato deferito all'Autorità Giudiziaria ed, attualmente, a suo carico pendono accuse pesantissime per violazione degli artt. 81 e 483 c.p. e degli artt. 256 (gestione di discarica abusiva), 258 c. 4 (falso), 259 c. 1 (spedizione illecita transfrontaliera di rifiuti) e 260 (traffico internazionale di rifiuti) del D. Lgs. 152/2006; i rifiuti di cui è stata tentata l'esportazione illecita, del peso complessivo di circa 400 tonnellate, sono stati sequestrati all'interno degli spazi portuali in esecuzione di specifico decreto emesso dalla D.D.A. di Milano ed affidati in giudiziale custodia all'indagato il quale, così, ne sopporterà i costi di gestione e di distruzione.
Fondamentali, per l'individuazione della spedizione illecita, oltre alla stretta collaborazione fra la Capitaneria di Porto e la Dogana della Spezia le informazioni acquisite nel corso dell'attività per il tramite delle banche dati gestite dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (in particolare, la B.D.A. – Banca Dati Antifrode e la COGNOS-M.E.R.C.E.) ed il supporto operativo prestato dall'Ufficio Centrale Antifrode dell'Agenzia.