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Carceri: chi è il detenuto ligure? In evidenza

Più celibi che coniugati, prevalentemente con un'età compresa tra i 21 ed i 49 anni, disoccupati con un solo figlio a carico e una licenza di terza media in tasca. Sono tra le caratteristiche socio-lavorative, giuridiche e demografiche delle oltre 1.800 persone che popolano le carceri della Liguria.

"Una ricerca dell'Amministrazione penitenziaria riferita alla situazione detentiva del 31 dicembre scorso ci permette di conoscere meglio chi sono le persone detenute in Liguria: più uomini che donne (il 96,37% a fronte di un 3,63%, pari a 66 donne), una ottantina di persone in cella ha oltre i 60 anni mentre la concentrazione più alta si ha nella fascia tra i 21 ed i 49 anni", commenta Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. "Sono più i disoccupati che gli occupati: tra questi ultimi vi sono 25 imprenditori e 28 liberi professionisti, oltre ad impiegati ed operai. 663 detenuti hanno la licenza di terza media, ma nelle celle liguri vi sono tra gli altri 18 laureati, 116 diplomati ed anche 28 analfabeti. Più condannati (1.024) che imputati, 311 hanno una pena residua di un anno e 210 da uno a due anni. Oltre ai 344 liguri, gli italiani in cella nella nostra regione sono nati prevalentemente in Sicilia (89), Calabria e Campania (79 entrambe), Lombardia (40) e Piemonte (34). Gli stranieri detenuti in Liguria (1.047 su oltre 1.800 presenze) sono prevalentemente originari di Marocco, Tunisia, Centro e Sudamerica, Albania. 180 appartengono a paesi dell'Unione Europea, e tra questi prevalentemente dalla Romania."

 

Martinelli, nel ricordare infine che sono in forza nelle 7 carceri liguri 938 poliziotti (112 sono le donne in divisa) rispetto ai 1.264 previsti, sottolinea che "è importante per i liguri ed il Paese conoscere il lavoro svolto dai poliziotti penitenziari, è importante che la Società riconosca e sostenga l'attività risocializzante della Polizia Penitenziaria e ne comprenda i sacrifici sostenuti per svolgere tale attività, garantendo al contempo la sicurezza all'interno e all'esterno degli Istituti. Il nostro Corpo è costituito da persone che nonostante l'insostenibile, pericoloso e stressante sovraffollamento credono nel proprio lavoro, che hanno valori radicati e un forte senso d'identità e d'orgoglio. Persone che lavorano ogni giorno, nel silenzio e tra mille difficoltà ma con professionalità, umanità, competenza e passione nel dramma delle sezioni detentive italiane."

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