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"L’Europa: una lezione frutto anche del 4 novembre" In evidenza

L'opinione di Battistini, Forcieri, Mione e Fantini.

All’indomani delle celebrazioni del 4 novembre è giusto dire che siamo perfettamente d’accordo col Sindaco Ponzanelli quando afferma che questa ricorrenza è “una lezione che va meditata oltre ogni retorica”.

Ci chiediamo però se siano d’accordo con lei e cosa abbiano davvero capito del 4 novembre, le forze politiche che la sostengono nel governo della Città!

Questa è una data significativa per il nostro Paese e in generale per il destino d’Europa.

Ma per diventare importante bisogna che insegni davvero qualcosa.

La Grande Guerra del 1915-1918 fu una tragedia che mise in ginocchio tutto il continente europeo. Fame, miseria, malattia, odio e oltre 17 milioni di morti e 20 milioni tra feriti e mutilati. Nazioni vicine che combattevano e sacrificavano vite umane per strapparsi pezzi di terra a vicenda.

Ma quel conflitto non insegnò molto e circa 20 anni più tardi riemerse la crisi dei confini e l’aspirazione di imporre la supremazia di un popolo, sugli altri, con la violenza.

Ancora una volta la conquista dello spazio vitale tornò ad essere una priorità e allora furono eccidi, torture, bombe, miseria e morte.

Ci vollero, considerando soltanto l’Europa, altri 40 milioni di vittime tra civili e militari per far capire a un continente intero che si sarebbe dovuto cambiare strada.

Quella strada si chiamava, e si chiama, Europa.

Questa è la grande lezione che deve darci il 4 novembre e che deve ripeterci il 25 aprile.

Nella storia del nostro continente non è mai esistito un periodo di pace così lungo come quello che stiamo vivendo: oltre 70 anni senza che Italia, Francia, Inghilterra, Austria e Germania cadessero nella trappola della guerra.

La parte politica più consistente che era in piazza a Sarzana col Sindaco Ponzanelli e che con lei governa la città, oltre che il Paese, sta dimostrando di non aver imparato nulla dal 4 novembre.

Voler distruggere l’Europa per tornare ai sovranismi dei singoli confini significa guardare verso il peggior passato.

Quello fatto di confini, di frontiere e di spazi in cui i popoli sono stati rinchiusi fino al punto di pretendere di allargarli, strappandoli ad altri.

Se il 4 novembre deve essere una lezione priva di retorica allora dobbiamo guardare a quei morti e alla miseria della guerra.

Dicendo chiaramente che non si può prescindere dall’Europa, come unico strumento di pace, progresso, benessere e crescita civile e sociale.


Francesco Battistini, liberaMente Liguria

Lorenzo Forcieri, AvantInsieme La Spezia

Paolo Mione, Sarzana per Sarzana

Andrea Fantini, Ortonovo in Movimento

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