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Porto della Spezia, le considerazioni di Marco Raffaelli (PD) In evidenza

"Sono doverose delle precisazioni dopo le dichiarazioni superficiali ed anche un po' fantasiose del Consigliere Caratozzolo in merito alla “fine del porto” della nostra città".


Lo sono per due motivi.
Innanzitutto per non spaventare le 250 imprese ed i 5.400 occupati del settore. Un settore che cuba l’8% del PIL del nostro territorio, fatto di soggetti che nel corso degli anni hanno creato e sviluppato una realtà considerata modello nazionale per efficienza e know how.
Secondo, per non banalizzare e falsare uno studio le cui conclusioni non si avvicinano nemmeno lontanamente alle parole del collega.
Difatti i numeri ricordati pocanzi sono gli stessi riportati dal documento di ENEA, che, analizzandoli, ci dice subito che la nostra città, grazie ad essi, ha una quota di imprese legata all’economia del mare molto più grande rispetto alle altre aree nazionali che operano nel settore.
Lo studio incomincia facendo i conti con la grande crisi economica che ha colpito negli ultimi anni l’Occidente ed il nostro Paese; e fa notare come questa abbia avuto riflessi anche nel settore portuale nazionale.
Se Caratozzolo però si fosse preso la briga di affiancare i dati nazionali con quelli del porto della Spezia avrebbe notato fin da subito che il colpo dato dalla crisi economica è stato ottimamente assorbito dalla nostra realtà. Abbiamo difatti registrato nel 2016 un solo -2,2% rispetto all’anno precedente.
Se poiavesse fatto anche il piccolo sforzo di confrontare i numeri del 2016 con quelli dell’anno successivo, avrebbe scoperto che i porti della Spezia e di Marina di Carrara hanno meritato nel 2017 il terzo posto in Italia per la crescita del traffico merci, raggiungendo un +16% sul 2016.
Un compito veramente difficile poi quello di leggere più approfonditamente lo studio sull’area ENEL arrivando al punto dove esso cita il nostro porto come uno di quelli che potranno giocare nel futuro un ruolo strategico e fondamentale sulla competitività del sistema logistico-produttivo, non solo centro-settentrionale, ma anche nazionale e internazionale. Sviluppando tre fronti:

  • Offrendo servizi a filiere italiane a forte tasso di internalizzazione dei propri processi produttivi dal lato delle importazioni delle materie prime e delle esportazioni verso il Mediterraneo e gli altri continenti extra-europei.
  • Riconvertendo insediamenti ed attività industriali ormai superate dall’evoluzione del mercato a favore di iniziative innovative in altri comparti logistico manifatturieri.
  • Costituendo nodi di transito per flussi di merci da e per l’Europa continentale.

In particolare poi, lo studio, considera di notevole importanza, il fatto che il porto venga inserito tra le strutture italiane che fanno parte della Rete Trans-europea dei trasporti, precisamente della sua Rete Centrale (spina dorsale strategica per lo sviluppo più globale e diffuso). La Spezia difatti, fa parte del corridoio Scandinavo-Mediterraneo, che collega i porti italiani con il Nord Europa.
Limite citato – caratteristica peraltro di quasi tutti i porti italiani – sono i ridotti spazi. Ecco allora l’importanza delle opere infrastrutturali previste dal PRP - alcune delle quali presto vedranno finalmente l’inizio lavori -, ritenute fondamentali per lo sviluppo, la competitività, ma anche per la convivenza tra la realtà portuale ed il resto della città, sotto il punto di vista ambientale e di mitigazione delle emissioni inquinanti.
Lo studio ENEA pertanto non dice assolutamente che il porto è finito, ma anzi prevede addirittura che la conversione di una parte delle aree ENEL possa essere destinata alla localizzazione di attività logistico-manifatturiere (Obiettivo 4 – Integrazione del Sistema Logistico).
Concludendo quindi, si può ben dire che il nostro porto è tutt’altro che al tramonto. Ecco, magari, con le sue parole, Caratozzolo può sembrare come colui che se ne augura, in cuor suo, la fine. Ma se cosi e’, allora lo invito a compiere una riflessione più onesta e trasparente, senza nascondersi dietro strumentalizzazioni o banalizzazioni di documenti che raccontano tutto il contrario delle sue dichiarazioni.
C’è però una preoccupazione forte: quella di ascoltare un consigliere della maggioranza che governa parlare – e forse augurarsi – della prossima fine di un settore economico che merita invece il supporto di tutti, per la sua importanza in termini di occupazione e per le partite future che giocherà sotto il profilo del suo sviluppo.

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