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Sarzana, una lettera al consiglio comunale In evidenza

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di "un cittadino che si considera democratico e antifascista".

Prima di tutto una precisazione:il sottoscritto ha partecipato alle scorse elezioni con Valter Chiappini nella lista di Sarzana in movimento. Le parole che seguono sono personali e non attengono al gruppo del quale ho fatto parte ,considerando di fatto conclusa l'esperienza di Sarzana in movimento come lista elettorale. Sono solo le parole di un cittadino che si considera democratico e antifascista.

A qualche giorno dall'insediamento del nuovo consiglio comunale mi preme fare qualche considerazione a latere, non fosse altro per andare oltre all'enfasi e alle copiose dichiarazioni che si sono lette sui giornali locali.
Per un frequentatore come il sottoscritto della sala consigliare la grande presenza popolare di lunedi sera ha rappresentato una novità.La curiosità,il cambio di potere,l'esibizione di nuove generazioni, e un tocco di frivolezza e di narcisismo sono stati gli ingredienti ineludibili di un cambiamento innegabile nella città.Il nuovo vento politico mostrava ufficialmente i suoi maggiorenti, che in un turbine di giacche,cravatte e nuovi vestiti, apparivano per la prima volta sul palcoscenico cittadino.Spero proprio che tale presenza si possa ripetere nelle prossime convocazioni per motivi più interessanti e attuali riguardanti la vita cittadina ma,vista l'esperienza,debbo dire che ho qualche dubbio sulla presenza continua dei cittadini nei luoghi del potere.Staremo a vedere.
Detto questo vorrei aggiungere qualcosa sull'elezione del nuovo presidente del consiglio Carlo Rampi.Come tutti sanno l'unico consigliere a non votarlo è stato Paolo Mione,sfatando così la consuetudine che vuole l'unanimità del voto sulla figura del “garante”del consiglio da qualunque parte politica provenga.La ragione di tale rifiuto esplicitata da Mione risiede nella constatazione che il nuovo presidente è tuttoggi un fascista dichiarato.
Non è questa una dichiarazione da poco in un'aula dove la lapide che ricorda la tragedia del sindaco socialista Arnaldo Terzi campeggia al di sopra delle riunioni del consiglio a ricordarci la storia passata della città e dell'Italia tutta.Dopo settantadue anni dalla fine della guerra un fascista siede ufficialmente con mansioni di governo in un'aula politica che è sempre stata ,nelle sue consigliature,antifascista.
Non conosco Carlo Rampi personalmente,ne conosco tuttavia la storia politica ma dai suoi interventi in consiglio comunale non si può non rimanere colpiti dalla competenza,dalla conoscenza e dall'intransigenza democratica sui temi della città o dalla sua bravura nel proprio lavoro di avvocato.Colpisce dunque il contrasto tra un visione democratica in ambito comunale e il professare un'ideologia ed un attaccamento a figure della storia recente,così nefaste e impronunciabili come Mussolini o Hitler.Ebbene io credo che questo evidente contrasto sia la rappresentazione di ciò che è la vera democrazia in Italia e quale sia la forza della nostra Carta costituzionale.Nel regime fascista ogni dissenso era precluso e la professione di un 'altra visione politica veniva perseguitata d'ufficio e annichilita successivamente.Oggi se non si prefigura una apologia di fascismo evidente(e non credo che Carlo Rampi voglia uscire di casa con il fascio littorio cucito sul taschino della giacca)in questo paese si può anche vivere di queste contraddizioni.A settantanni dalla promulgazione della carta costituzionale in Italia si è ancora capaci a sopportare le storture personali di individui pronti a usare la propria intelligenza per il bene comune ma ancorati,nella loro legittima scelta personale,alla “banalità del male”.Tuttavia non possiamo far passare senza alcuna sottolineatura tale questione alla luce dei comportamenti di nuove forze politiche portate a voler riproporre stilemi del passato in sintonia con il fascismo e le sue aberrazioni.Se dunque la democrazia ha decretato a Sarzana che la nuova destra debba governare è compito dell'opposizione e di tutti i cittadini vigilare perchè i binari democratici vengano mantenuti percorribili.Si alla competenza e alla conoscenza ma attenzione a come esse vengono praticate nell'ambito della risoluzione dei problemi della città.

Mi sarei dunque aspettato che tutta l'opposizione si fosse rifutata di votare la nomina di Carlo Rampi,argomentando tale diniego e prendendo posizione contraria per sottolineare la propria storia (nel caso del Pd) o di aver compreso e definito la propria dimensione politica(nel caso dei 5Stelle).L'ovvia elezione di Carlo Rampi avrebbe avuto un significato ben diverso nella presa di posizione della minoranza che avrebbe assunto così il significato di una chiara ammonizione e di vera esaltazione del proprio ruolo democratico e di opposizione.Invece abbiamo assistito da subito ad una divisione della minoranza e all'ennesima e risibile dimostrazione di un partito allo sbando,senza più valore alcuno da condividere con i cittadini che ancora credono in una sinistra almeno orgogliosa del proprio passato,mentre l'intervento “ideologico”di Federica Giorgi mostrava ancora una volta come la forza grillina sia incapace di mostrare una propria reale connotazione costitutiva.
Un'ultima osservazione sugli accadimenti del 21 luglio 1921.Se Carlo Rampi,come ripetutamente ha sottolineato,non accetta il racconto della storia così come lo conosciamo,ancora una volta devo sottolineare come il poter esercitare il proprio revisionismo personale sia possibile grazie alla democrazia che viene ancora esercitata in questo paese.
La storia della mia famiglia mi ha insegnato che la democrazia deve essere difesa ad ogni costo.Quando mio padre,a sedici anni,venne caricato sul camion,nel finire del 1944,e portato in Germania per undici terribili mesi a lavorare per i tedeschi e per le conseguenze nè morì a cinquantadue anni, non ebbe quella considerazione e quel rispetto che oggi accordiamo,nel nostro paese democratico,ad ogni cittadino che esplicita il proprio pensiero e la sua volontà esistenziale senza problema alcuno,anche se tali manifestazioni non sono in sintonia con il comune sentire .Dunque,non possiamo celebrare l'arrivo delle nuove forze politiche con l'Inno di Mameli o con il giuramento sulla Carta e contemporaneamente evocare i fantasmi di un passato mai meditato abbastanza.La città perduta di Sarzana deve potersi ritrovare.

Giorgio Giannoni detto Yanez

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