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Caso manifesti, Orlando difende Paita: “Così sdoganate la destra” In evidenza

di Gabriele Cocchi – Il ministro critica la trovata elettorale di Liberi e Uguali e apre la strada a un Gentiloni bis: “Sarà lui il punto di ripartenza”.

 

“Chi si dice di sinistra non deve scadere in queste espressioni”. Mette da parte la rivalità Andrea Orlando, accodandosi al coro di solidarietà nei confronti di Raffaella Paita, da sempre avversaria interna del Partito Democratico.

Il caso è quello del provocatorio gioco di parole di alcuni manifesti comparsi ieri in città e firmati Liberi e Uguali: “Se la Paita non vuoi parlamentare il Pd non devi votare. L’alternativa c’è”. Apriti cielo. “Si tratta di un gesto grave, vigliacco, che serve solo ad avvelenare il clima della campagna elettorale”, hanno scandito all’unisono i segretari provinciali del Pd ligure, il segretario regionale Vito Vattuone e tutti i cinquantuno segretari di circolo della provincia.

Tanto rumore per nulla? Di sicuro rispetto ai toni della campagna elettorale a cui siamo abituati – da destra, centro, Movimento 5 Stelle e anche sinistra – i manifesti incriminati sembrano solo una divertente trovata comunicativa, con i toni di una battuta innocente e scanzonata. Davvero poca cosa, di questi tempi, per arrivare a stracciarsi le vesti.

Ma ieri Orlando, in un incontro con i militanti del Pd a Mazzetta, ha criticato duramente l’iniziativa: “Se si usano questi argomenti è segno che non se ne hanno di migliori – ha detto – Così si finisce per sdoganare i toni della destra”. Orlando, paracadutato nel collegio proporzionale per la Camera di Parma-Piacenza-Reggio in posizione di capolista (“La scelta delle candidature non è stata all’altezza delle attese, c’era bisogno di una discussione più ampia”, ha rimarcato), non ha risparmiato critiche nemmeno per la strategia comunicativa del segretario Matteo Renzi: “Continuare soltanto a dire che abbiamo fatto cose buone non può funzionare, non si convincono in questo modo gli indecisi. Bisogna dire chiaramente cosa rischiamo di perdere: non quello che noi abbiamo fatto negli ultimi cinque anni di governo, ma quello che è stato costruito negli ultimi settant’anni, come il sistema della previdenza e la sanità pubblica”.

Chiari anche i messaggi agli elettori della sinistra a sinistra del Pd, come Liberi e Uguali: “Con i collegi uninominali i voti ai candidati che arriveranno secondi o terzi andranno dispersi, questo deve essere chiaro. Chi pensa di avvantaggiare la sinistra non votando il Pd dà invece inevitabilmente un vantaggio alla destra. Le sconfitte salutari sono salutari solo per quelli che vincono”.

Per il dopo voto, invece, si fa sempre più concreta l’ipotesi di un ruolo di guida da parte di Paolo Gentiloni, indicato da molti come la figura più adatta a tenere insieme un'eventuale (e verosimile) larga coalizione. Orlando non sembra disdegnare l’ipotesi, anzi: “Sono convinto che il punto di ripartenza è Paolo Gentiloni, che dopo le elezioni sarà in grado di tenere insieme una coalizione più articolata, se vogliamo governare. Una certa arroganza e sufficienza – ha aggiunto il ministro con un esplicito riferimento a Renzi – in passato non credo abbiano aiutato il Pd”.

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