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“Peracchini, studia tu: il progetto del nuovo centro commerciale è illegittimo” In evidenza

di Gabriele Cocchi – Il Movimento 5 Stelle parla di ambiente. Marco Grondacci boccia la giunta Peracchini: "Sull'area ex Sio manca la Vas".

Sul controverso progetto di costruzione di un ipermercato del bricolage nell’area ex Sio, a fianco di via Carducci, il giurista ambientale Marco Grondacci si era già espresso nell’aprile 2017, proprio sulle pagine di questo giornale.

Ma questo pomeriggio un incontro del Movimento 5 Stelle sul capitolo “Ambiente” del programma pentastellato, al centro Allende, è stata l’occasione per ritornare sull’argomento a distanza di quasi un anno. Il colore dell’amministrazione comunale è cambiato, infatti, ma l’approssimazione riguardo ai procedimenti di tutela ambientale, secondo Grondacci, sarebbe rimasta sempre la stessa.

“È vero: il Puc è decaduto – ha osservato Grondacci – Ma anche voi amministratori dovreste studiare un po’ (riferito alla nota con cui il Comune ha risposto a Legambiente, ndr). Quel Puo infatti è illegittimo (il Progetto urbanistico operativo sull'area ex Sio di Talea, la società immobiliare di Coop Liguria, ndr), manca la Valutazione ambientale strategica! Se i dirigenti restano gli stessi, sarà difficile convincerli. Ma il sindaco sei tu, Peracchini, non loro. Quando ero giovane ed ero assessore – ha proseguito il giurista ambientale – avevo bloccato le concessioni edilizie per il nuovo centro commerciale delle Terrazze. Avevo tutti contro, compreso il sindaco Giorgio Pagano, tranne il Procuratore della Repubblica. Questo per dimostrare che se c’è la volontà, le cose si possono cambiare”.

Un mutamento di rotta radicale, in una regione vittima per anni di un inarrestabile processo di “cementificazione selvaggia”: questa la proposta avanzata dal M5S sulle tematiche ambientali, sulle quali il Movimento ormai da tempo fa tesoro delle consulenze di Grondacci. Che nel corso dell’incontro – oltre che la giunta comunale guidata da Pierluigi Peracchini – ha bocciato sonoramente anche quella regionale: “Entrambe stanno portando avanti un disegno di profondo cambiamento delle politiche ambientali, iniziato dal cosiddetto centrosinistra di Burlando, che mira a derogare alle norme ambientali nazionali ed europee, lasciando da parte l’ascolto dei cittadini e delle comunità”.

Alla Spezia, più nel dettaglio, secondo Grondacci “il problema fondamentale è quello dei controlli ambientali”, come nei casi dell’impianto Ferdeghini a Follo, dell’impianto di trattamento dei rifiuti di Saliceti, della cava della Brina a Santo Stefano, del dragaggio del porto, della presenza di amianto nelle aree militari e via dicendo. “Sono stati gestiti in maniera inadeguata e superficiale – ha aggiunto il giurista – Tanto che in alcuni casi è dovuta intervenire la magistratura”. Senza dimenticare, inoltre, il problema centrale della terzietà rispetto alla Regione di Arpal, l’ente preposto ai controlli ambientali.

“Sull’area Enel – ha continuato Grondacci – l’amministrazione ha dimostrato di non avere una minima visione. Siamo addirittura tornati indietro rispetto alla giunta Federici”.

Presenti all’incontro, oltre ai consiglieri regionali Alice Salvatore e Marco De Ferrari, il drappello di candidati del M5S alle elezioni di domenica: Fulvia Steardo (collegio uninominale Liguria 3 per il Senato), Lucia Sommovigo (collegio uninominale della Spezia per la Camera), Daniela Marenco (collegio plurinominale per il Senato), Marina Silvestri (collegio plurinominale Liguria 2 per la Camera) e Terenzio Dazzini (collegio plurinominale Liguria 2 per la Camera).

“Negli ultimi venticinque anni le istituzioni sono state completamente assenti – ha sottolineato De Ferrari – sia dal punto di vista delle bonifiche sia da quello della prevenzione. Vogliamo che ci sia una convergenza tra ministero dell’ambiente e della salute”.

A rimarcare l’importanza dell’attenzione alle problematiche ambientali ci ha pensato la testimonianza della candidata Marina Silvestri, specializzata in diritto dell’ambiente e tutela della salute: “Io sto assistendo tanti lavoratori del porto di Genova che per molti anni hanno movimentato amianto – ha raccontato Silvestri – Fino agli anni ’70 era trasportato in polvere e poi spostato in sacchi di iuta. I lavoratori non erano neppure a conoscenza della nocività del materiale, su cui addirittura si appoggiavano per riposare. Ma tutti sapevano, e per decenni hanno mandato a morire queste persone. Alla fine con il mio studio abbiamo individuato la responsabilità dell’Autorità Portuale, stranamente mai citata in giudizio, che alla fine è stata condannata per omesso controllo. Mi sono sempre chiesta perché i sindacati non abbiano mai portato avanti battaglie come questa. C’è bisogno di studi legali e forze politiche con le mani libere”.

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