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#Amministrative2017 - Baldino: "In attesa del mega nuovo ospedale, per i malati di cancro è un calvario" In evidenza

Il candidato consigliere di "Per la Nostra Città" parla della situazione attuale di fronte alla quale si trovano i malati e delle proposte della lista.

"Parlo sempre mal volentieri di Sanità, perché ho sempre l’impressione di “speculare” sul dolore degli altri. Eppure noto che i politici lo fanno tutti o quasi, e lo fanno considerandola, quasi sempre, qualcosa di cui parlare snocciolando numeri, parlando di opere edilizie, di conti e di organigrammi dirigenziali. Ecco, io credo invece, che la sanità non sia quella roba. Una buona sanità, secondo me, non la si fa nè con gli edifici, che sono semplicemente scatole vuote se poi mancano le capacità manageriali per impiegarli bene, né, quindi, con gli appalti milionari dati quasi sempre per costruirli alle imprese sbagliate o comunque “chiacchierate”. Una buona sanità nasce prima di tutta dal saper utilizzare le risorse in modo intelligente, ovvero al servizio del malato e non del politico di turno, che sia questo o quel consigliere regionale che si prodiga per far spostare questo o quel reparto nel suo bacino elettorale al fine di trarne un vantaggio.

Per questo motivo ho parlato con un malato, uno dei 900 malati di cancro che seguono costantemente una terapia e che vivono nel nostro territorio, facendomi dire da lui quelle che sono le difficoltà incontrate giorno dopo giorno negli ospedali spezzini, durante questo loro calvario.
Dunque vediamo.
Al Felettino, dopo la distruzione del vecchio ospedale, c'è il nuovo bunker di Radioterapia, tanto sbandierato dai nostri amministratori. Ovviamente è completamente isolato, visto che è situato praticamente in un cantiere aperto e lo sarà evidentemente ancora per molti anni. Se un malato, durante la seduta, prova dolori insopportabili (e può succedere) NON può essere sedato, perché nella struttura non c'è una sala di rianimazione. Ci sarà, d'accordo, quando il nuovo ospedale sarà pronto ovvero tra molti anni, ma intanto il malato soffre oggi e va trasferito.
A Spezia abbiamo un Day hospital per le cure chemioterapiche con solo quattro posti (recentemente divenuti sei) riservati a oncologia e locati nel reparto di medicina. Poniamo il caso che un paziente oncologico si senta male: va al Pronto Soccorso di Spezia, dove può rimanere dalle 2 alle 6 ore. I 6 posti letto, è evidente, sono sempre occupati e quindi viene smistato ("allocato", in freddi termini burocratici) in un qualsiasi reparto del Sant'Andrea, dove però non viene praticata la terapia del dolore ... oppure viene "sbattuto" o allocato nell’hospice a Sarzana.
Quattro o sei posti letto, infatti, per una città che conta almeno 900 malati conclamati di cancro è un numero ridicolo e dunque l’inefficienza sanitaria nell’affrontare una malattia terribile e devastante quale il cancro qui alla Spezia è pazzesca!!!

Come si potrebbe risolvere il problema? Semplicemente facendo la cosa più logica, umana e degna di una Sanità perlomeno pensante.
In molte altre città italiane non fanno muovere il malato, ma a "ruotare" sono i medici, grazie a una struttura denominata "Cancer Center", che prevede un reparto con almeno 24 posti riservati ai malati oncologici. Questa struttura è collegata con l'hospice, che non dovrebbe essere un luogo per il semplice ricovero, ma un posto dove i malati vengono portati dopo aver fatto tutti gli accertamenti.
Perché non fare una cosa simile nella nostra città? In questo caso non è una questione di soldi, né di scatole di cemento da edificare ma puramente di organizzazione e di rispetto del dolore altrui.
Il problema, in realtà, è che i politici "tirano" un po' per Spezia, un po' per Sarzana e alla fine a rimetterci sono i malati, costretti a fare il gioco dell'oca oppure ad andare a curarsi fuori città, nonostante l’ottimo livello di preparazione e il grande prodigarsi del nostro personale medico e paramedico al quale va solo grande riconoscenza e stima.

Fin qui l’esperienza raccontata dal mio amico. Mi piace aggiungere però, che trovo anche pazzesco qui alla Spezia le liste di attesa per qualsiasi esame, anche importante. Mesi, aspettando il proprio turno e tutto questo senza che da parte della politica giungano qualsiasi voglia indicazioni di nessun tipo come ad esempio l’utilizzo con orario continuato dei mezzi e del personale onde perlomeno dimezzare i tempi d’attesa.
Dei tre ospedali promessi tra Spezia e provincia ne abbiamo al momento si e no uno scarso e nessuno, neppure in questo senso, fa proposte concrete come per esempio “metterci una toppa” creando presidi sanitari di Pronto Soccorso e rianimazione efficienti che evitino il costante intasamento di quello del S.Andrea, ove proprio la rianimazione, un tempo autentico “fiore all’occhiello” della nostra città, parrebbe (secondo dichiarazioni a mezzo stampa di operatori assolutamente stimati e attendibili) essere divenuto tutto fuor che un reparto affidabile.
Credo, che in qualsiasi città normale, prima di permettere lo smembramento di un ospedale come il Sant’Andrea e l’abbattimento di quello del vecchio Felettino (che cela secondo molti parecchi dubbi e misteri) un Sindaco cosciente del suo ruolo di primo responsabile della salute dei suoi concittadini si sarebbe perlomeno incatenato.
Qui invece nulla. Si continua a parlare di edifici, di soldi, di tutto, tranne che del dolore di chi in un momento molto delicato della propria esistenza viene sballottato da una parte all’altra della provincia, dimenticando persino che “grazie alla competenza e alla organizzazione sono state salvate migliaia di vite umane persino negli ospedali da campo”, mentre senza queste, si può finire all’altro mondo anche in un grande e moderno ospedale. Figuriamoci in uno che ancora non esiste e che forse ci sarà solo molto dopo il 2021, come il “Nuovo Felettino” da anni tanto sbandierato dal PD della signora Paita e Federici".

Massimo Baldino (Per la nostra città)

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