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Casa Pound e il reato di “libero pensiero”: ma la democrazia dov’è? In evidenza

di Gabriele Cocchi – Ieri, nel corso del consiglio comunale straordinario tenutosi in Sala Dante in occasione del Giorno del Ricordo, in commemorazione delle vittime delle foibe e degli esuli fiumani, istriani e dalmati, il sindaco Massimo Federici, durante l'intervento dell'esule Amorino Armenio, si è alzato, si è tolto la fascia tricolore ed è uscito dalla sala, in segno di dissociazione dalle sue parole (leggi qui).


Che cosa avrebbe detto di così infamante e ignominioso Amorino? Ha forse incitato all'evasione fiscale o allo sperpero di denaro pubblico? Ha per caso estratto un manganello facendo il saluto romano al grido di "eia eia alalà"? No. Ecco le parole che Amorino - prima di venire paragonato, nel delirio generale, a un pericoloso criminale fascista - ha pronunciato davanti al sindaco, mentre veniva persino applaudito dalla platea: "Signor sindaco, ci era stato promesso un monumento (il monumento ai martiri delle foibe, ndr). Lei si era dichiarato disponibile a trovare un sito. Noi quel monumento lo chiediamo, lo chiediamo veramente. Poi l'ultima cosa, che mi sento in dovere di dire, e vorrei cercare di evitare le polemiche, vi prego: c'è chi alla Spezia tutti gli anni porta dei fiori nella piazzetta dei martiri delle foibe. Tutti gli anni viene deposta una corona. Io queste persone, che ogni anno fanno un corteo per portare questi fiori, le devo ringraziare. Quest'anno il 4 febbraio è stata fatta una fiaccolata a cui ha partecipato, con mia meraviglia, molta gente, sia adulti che giovani. Io queste persone le voglio ringraziare. Ringrazio i giovani di CasaPound".


Armenio quindi sarebbe colpevole di aver ricordato, durante un'assemblea pubblica, un fatto rispondente al vero, al netto delle legittime opinioni politiche: CasaPound ogni anno commemora i martiri delle foibe con un corteo e la deposizione di una corona di fiori. Peggio ancora: sarebbe responsabile di aver pronunciato la parola "CasaPound", che a questi punti temiamo sia diventata passibile di sanzione penale.
Il malinteso nasce dall'inarrestabile dilagare della nuova democrazia 2.0, in cui solo tu hai diritto di parola e chi ha idee che non ti garbano è pregato di restarsene nell'ombra, sparendo dalle pagine dei giornali e organizzando furtive riunioni negli scantinati. Evidentemente quello per cui avrebbero combattuto i partigiani, secondo questi signori, sarebbe uno strisciante totalitarismo delle idee, che interpreta a piacimento il concetto di libertà. Una malintesa concezione di democrazia, per la quale il famoso motto, erroneamente attribuito a Voltaire, che dice "non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo" andrebbe modificato in "non sono d'accordo con quello che dici, quindi fai il favore di startene zitto".

Eppure a noi avevano insegnato a scuola che molti erano stati partigiani per combattere ogni forma di fascismo, perché ognuno potesse esprimere liberamente le proprie idee, qualunque esse fossero. Il discrimine sarebbe stato il rispetto della legge e la violenza: per quella c'erano e ci sono i tribunali e le prigioni. Invece 72 anni dopo la Resistenza molti italiani non hanno ancora capito che il prezzo da pagare per vivere in una (vera) democrazia è rispettare anche le idee più lontane dalle proprie, anche quelle che ci fanno orrore (come quelle di CasaPound). Anzi, soprattutto quelle. Evitando di nasconderle sotto il tappeto come la sporcizia, con l'inevitabile conseguenza di assegnar loro un megafono ancora più grande di quello che già hanno.

Se ti arrischi timidamente a farlo notare, tra lo stupore degli astanti, alcuni ti rispondono che "i fascisti non possono avere diritto di parola". Sono gli stessi che sventolano la Costituzione (o che magari, più coerentemente, vogliono sfasciarla), in cui l'articolo 21 dice che "tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". Semmai i fascisti non possono (e non devono) avere il diritto di manganello, cosa ben diversa dal diritto di parola. Che in questo Paese risultano averlo anche i condannati, gli indagati, i voltagabbana di professione, i paraculi e i raccontatori di balle mascherati da politici, gli evasori fiscali e i giornalisti con le penne intinte nella bava. No, qui gli Armenio della situazione sarebbero colpevoli di un nuovo reato del codice penale: quello di "libero pensiero".
Aspettiamo con ansia che qualche finto democratico ci faccia una lista delle idee che è consentito avere e non avere, così perlomeno ci regoliamo. Un galateo dei pensieri accessibile anche a noi. Almeno se mai ci ritroveremo in una cerimonia pubblica a pronunciare la parola "CasaPound" non ci sorprenderemo poi di essere additati come degli squilibrati mentali.

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