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Referendum e seconda repubblica: confronto tra Pagano, Prospero e Speciale In evidenza

La presentazione dei libri di Michele Prospero -"Il nuovismo realizzato"- e di Roberto Speciale - "Anni Ottanta"- è stata l'occasione per una riflessione sulla crisi della seconda Repubblica e sul referendum del 4 dicembre.

L'incontro, organizzato dall'Associazione Culturale Mediterraneo, è stato introdotto dal presidente Giorgio Pagano. Pagano ha esaminato le origini e il percorso dell'idea della seconda Repubblica, un'idea per lungo tempo minoritaria e poi, via via, affermatasi sempre più, fino alla nascita della seconda Repubblica nei primi anni Novanta del secolo scorso: "è l'idea del rafforzamento dell'esecutivo, contro la Repubblica antifascista parlamentare, giudicata 'assemblearista'". Dopo i primi anni Novanta i partiti "non sono scomparsi ma si sono sfibrati, non esistono più nella società e salvano se stessi solo incardinandosi nelle istituzioni, attraverso il meccanismo per cui chi vince prende tutto o quasi".

Secondo Pagano "la proposta di riforma della Costituzione è una presa d'atto, una codificazione di un fenomeno che già esiste", ma pone "un problema serissimo per la legittimità del sistema, perché finora le istituzioni hanno retto perché sono di tutti e hanno mantenuto un'aura di imparzialità, che perderanno però se passerà una Costituzione votata da una esigua maggioranza". Il rischio è che alla crisi dei partiti segua una crisi delle istituzioni occupate in tal modo dai partiti. Per Pagano "è giunto il momento di fare un bilancio della seconda Repubblica, per scoprire il suo fallimento: dopo 25 anni di maggioritario, di leaderismo, di plebiscitarismo, di destrutturazione dei partiti diventati personali, la democrazia italiana non sta meglio ma peggio". Occorre quindi "interpretare nei tempi nuovi idee come partiti veri, rappresentanza sociale, mediazione, proporzionale".

Prospero ha condiviso questa analisi: "tutto nasce dal nuovismo di Occhetto e dall'ubriacatura del maggioritario, che ha portato prima al leaderismo di Berlusconi e poi a quello di Renzi". "Il referendum è un plebiscito a cui opporsi -ha proseguito- perché così si rinuncia per sempre alla normatività della Costituzione", e "la governabilità e la decisione sono un'ossessione, mentre il problema vero della politica è la rappresentanza sociale". Speciale ha criticato anch'egli Occhetto e il leaderismo e i partiti personali nati negli anni Novanta e preparati negli anni Ottanta. Ma, ha aggiunto, "i cittadini vogliono la democrazia che decide" e "la semplificazione e la velocità". Ormai "non è più possibile tornare ai partiti di massa e alla mediazione, perché serve la decisione".

Da qui il suo sì al referendum. Ma il problema, ha risposto Prospero, "non è il tempo che serve alla decisione, è il suo contenuto, se esprime o no una critica all'attuale sistema economico". Mentre "l'alternativa alla mediazione è il leader che decide da solo, con i vari De Luca che fanno i ras dei territori". Molto stimolante è stato poi il confronto con i presenti. Tra gli altri sono intervenuti lo studioso di storia locale Alberto Scaramuccia, l'ex sindaco Sandro Bertagna e l'ex preside del Nautico Abramo Spinella.

(Foto: Enrico Amici)

 

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