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Papeete - Leopolda, è scontro PD - Italia Viva: protagonisti due deputati spezzini In evidenza

Paita: "Il paragone offende migliaia di persone". Orlando: "Si è fatto finta di capire che io abbia detto che Papeete e Leopolda sono la stessa cosa".

“Non è che se un ultimatum lo lanci dal Papeete è peggio che se lo lanci dalla Leopolda: gli ultimatum non vanno lanciati, perché sennò si sfascia tutto. Qui in gioco c’è la tenuta della democrazia liberale in questo paese”.

Queste parole pronunciate dall'ex ministro e attuale Vice Segretario del Partito Democratico Andrea Orlando dalla festa di Dems a Rimini hanno suscitato immediate reazioni da parte di Matteo Renzi, ideatore della Leopoda e fondatore di Italia Viva e in chi lo ha seguito, già dalla sua ascesa o dalla scissione dal PD.

Tra le prime reazioni c'è stata quella di un'altra deputata spezzina, renziana della prima ora, Raffaella Paita, che su Twitter ha commentato: “Paragonare il Papeete alla Leopolda offende migliaia di persone che partecipano ogni anno ad un evento bellissimo di discussione. Orlando dovrebbe imparare ad avere più rispetto per la politica che contribuisce con le idee alla vita del Paese”.

Sulla stessa linea le parole del leader del neo partito, Matteo Renzi: "Dicono tutti che Italia Viva è un piccolo partito e non conta niente. Però parlano tutti di noi, costantemente. Strano, vero? Noi facciamo solo proposte concrete perché questo per noi significa fare politica. E chi paragona il Papeete alla Leopolda non si rende conto di quanto sia bello avere un luogo come la Leopolda nel quale si prova tutti insieme a dare idee per cambiare il Paese.
Continuano ad attaccare me, ma non si rendono conto che fanno come sempre la guerra al Matteo sbagliato"


Arriva allora il chiarimento del Vice Segretario PD che su Facebook scrive: “Io ho detto una cosa semplice, persino banale: a suon di ultimatum cadono i governi.
Ho precisato (c’è il video) che questo prescinde dal merito dell’ultimatum.
E ho aggiunto, che questo prescinde dal luogo in cui lo lanci, incongruo come il Papeete o congruo (e assolutamente rispettabile) come la Leopolda.
Era un modo di dire: non facciamo gli errori di chi ci ha preceduto”.
“È chiaro – prosegue - che nessun ultimatum è ancora stato lanciato alla Leopolda che si deve ancora tenere. Se però ognuna delle forze di maggioranza esce quotidianamente esponendo a mezzo stampa i propri desiderata, alla fine il governo non ce la farà e lo scarto tra le aspettative suscitate e realtà sarà incolmabile.
Esistono sedi e modalità per far sì che gli obiettivi di ciascuna forza politica diventino azione di governo senza produrre un disastroso effetto “campagna elettorale”.
Ho fatto, insieme a tanti altri, tra cui Renzi, tutto ciò che potevo per scongiurare questi pericoli nel corso di questa incredibile estate.
L’ho fatto, per questo, senza alcuna convenienza personale ma con assoluta determinazione politica”.

Non manca una frecciatina a chi, secondo Orlando, ha voluto strumentalizzare le sue parole: “Si è fatto finta di capire che io abbia detto che Papeete e Leopolda sono la stessa cosa. Si è fatto finta. Si è alimentata una mini campagna strumentale, basata su una fake news e corredata da tanto di cards,simili ad altre già viste in passato.
Sono stati veicolati, anche in questo caso con tecniche già viste, contro di me commenti con insulti e contenuti diffamanti di cui si occuperanno i miei legali.
Due cose sole voglio aggiungere.
Rispetto e provo naturale empatia per chiunque si confronti e discuta.
Ancora di più se chi lo fa milita nel mio campo e nella mia alleanza.
Non confondo chi fa questo con chi arringa una folla sulla spiaggia con contenuti pericolosi.
Chi ha fatto finta, insisto, di capire diversamente, con una rituale batteria di dichiarazioni pubbliche, conosce la mia cultura politica e sa che non potrei mai confondere le due cose, ma poiché non tutti quelli che scrivono sui social mi conoscono personalmente, lo ribadisco qui, non ho mai detto ne pensato che Leopolda e Papeete fossero la medesima cosa.
Aggiungo che sono abituato a queste manganellature mediatiche.
Mi ci hanno abituato, negli anni al ministero i nostri attuali alleati del M5S, ma non solo loro.
Non ho serbato rancore ne mi sono mai fatto intimidire. E non lo farò adesso.
Continuerò a battermi perché l’esperienza di questo governo abbia successo, denunciando quelli che ritengo siano i pericoli e lavorando per superarli.
Non è né l’alleanza né il governo che sognavo, ma so che dopo c’è il baratro per il Paese.
E io voglio bene al nostro Paese".

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