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"I lavoratori ci sarebbero già, ma le condizioni in cui operano sono inaccettabili” In evidenza

Luca Pastorino e Gianni Pastorino replicano all'AD di Fincantieri Bono.

 

Il 10 luglio scorso, l’AD di Fincantieri Bono ha dichiarato in un’intervista molto discussa che l’azienda avrà bisogno di circa 6mila lavoratori nei prossimi due o tre anni, tra carpentieri, saldatori, meccanici.

«Tralasciando le vergognose affermazioni sulla mancanza di voglia di lavorare dei giovani, che in questo Paese sono la categoria più martoriata e maltratta, riteniamo che all'Amministratore di Fincantieri basterebbe fare una ricognizione negli stabilimenti, per verificare la situazione delle ditte in appalto e quindi trovare con facilità tutto il personale di cui dichiara di aver bisogno – dichiarano il deputato Luca Pastorino e il consigliere regionale Gianni Pastorino - Abbiamo effettuato un sopralluogo a Sestri Levante e incontrato i rappresentanti delle parti sociali, che ci hanno illustrato la situazione. Visti i fatti, pare che ancora una volta Bono dimostri un marcato distacco dalla realtà. Forse perché non conosce sufficientemente gli stabilimenti Fincantieri in Italia; forse perché non esamina con precisione i rapporti tenuti dal suo management con le aziende in appalto e con il personale interno. E stiamo parlando di una società di cui il 70% è pubblico».

«Ci sono cantieri in cui le condizioni di lavoro sono ben oltre il limite della sopportazione. Lo abbiamo visto, ad esempio a Riva Trigoso - affermano il deputato e il consigliere regionale -. Sono di questi giorni le notizie di dirigenti che negano l’acqua a lavoratori costretti a turni massacranti. Ci sono aree in cui mancano i servizi igienici. Ci sono ditte in appalto che non dispongono neppure di uno spazio idoneo per i pasti, costringendo i lavoratori a mangiare fuori dallo stabilimento. Insomma, condizioni di lavoro che ci riportano a oltre 100 anni fa; inaccettabili nel 2019».

«Come se non bastasse, Fincantieri ora decide di punirne uno per spaventarne cento. Pare infatti che, avvalendosi di investigatori esterni, i vertici abbiano licenziato un dipendente dallo stato di servizio immacolato per la seguente motivazione: in un infortunio sul lavoro avrebbe violato il rapporto di fiducia con l'azienda – accusano il deputato e il consigliere regionale -. Naturalmente si tratta di materia sindacale, ma colpisce il fatto che questa dimensione punitiva e invasiva cresca all'interno di una società che vive di capitale pubblico».

«Oltre alla propria crescita finanziaria, Fincantieri dovrebbe perlomeno porsi l'obiettivo di essere un punto di riferimento delle relazioni sindacali e industriali del Paese. Invece, stando a quanto emerso, porta avanti gli stessi comportamenti, se non peggiori, di qualsiasi azienda multinazionale che decide di venire a pascolare nel nostro Paese sfruttando i nostri lavoratori e le nostre lavoratrici - concludono il deputato e il consigliere regionale -. Non ci appartiene l’idea di certa politica per cui avere un lavoro è già abbastanza, quindi meglio accontentarsi. Se è giusto chiedere ai propri dipendenti impegno, dedizione e serietà, è altrettanto giusto che gli imprescindibili diritti contrattuali non vengano violati. Perché è di questo che stiamo parlando».

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