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Commercio, obiettivo sostenibilità. Male i giovani, bene donne e stranieri

Il commercio attraversa un momento di grande difficoltà dovuto alla crisi e alla drastica contrazione dei consumi. Ma il settore in Liguria dimostra vitalità, soprattutto per le cosiddette attività "di vicinato", quel commercio al dettaglio che contribuisce sensibilimente alla qualità della vita e alla sicurezza dei centri urbani.

I dati dell'Osservatorio regionale del commercio di Unioncamere fotografano una realtà che soffre di una contrazione tutto sommato contenuta rispetto a quanto succede nel resto d'Italia. Di sicuro il commercio sta cambiando: anche in Liguria non è più quella "attività rifugio" che era fino a pochi anni fa. Però occupa ancora un quarto della forza lavoro regionale (un lavoratore su quattro in Liguria è impiegato in una delle 30.000 imprese commerciali).

Seconda regione dopo la Toscana ad aver approvato il nuovo piano del commercio che recepisce le nuove norme europee e nazionali, la Liguria punta su vincoli qualitativi (in particolare ambientali) per evitare un "liberi tutti" che il territorio non potrebbe reggere. Le regole europee per la tutela della concorrenza impediscono di usare criteri quantitativi, ad esempio i limiti al numero di esercizi per tipologia distributiva o alle dimensioni. Il nuovo testo unico del commercio, che sostituisce quello del 2007, chiede dunque di soddisfare requisiti qualitativi e di prestazione.

Le medie strutture di vendita dovranno avere una classificazione energetica, produrre energia termica da fonti rinnovabili senza emissioni in atmosfera, limitare la produzione dei rifiuti e dotarsi di aree per la raccolta differenziata. Non potranno superare i millecinquecento metri quadrati di superficie. Un limite uguale in tutta la Liguria, indipendentemente dagli abitanti dei comuni.
Alle grandi strutture di vendita si chiede inoltre l'installazione di protezione dall'inquinamento di polveri, il controllo degli effetti acustici dentro e fuori la struttura, la raccolta delle acque piovane, spazi per l'accoglienza del cliente e aree attrezzate per i bambini.

«Dobbiamo garantire la complessità e la varietà dell'offerta commerciale - spiega l'assessore al commercio Renzo Guccinelli - e penso soprattutto al commercio al dettaglio, che in buona parte del territorio regionale significa maggiore qualità della vita e maggiore sicurezza nei centri abitati. Le attività "di vicinato" sono un patrimonio irrinunciabile per questa regione».

La liberalizzazione che sta interessando il commercio non deve, secondo Guccinelli, «far rinunciare le regioni a un ruolo di programmazione e indirizzo». Devono essere le regioni, insieme ai comuni, a garantire che gli insediamenti commerciali siano sostenibili nei territori «e non deve essere - precisa l'assessore - soltanto una sostenibilità urbanistica ma più ampia, territoriale e ambientale. Occorre mantenere un equilibrio nella rete commerciale, deve esserci spazio per grande e media distribuzione ma anche per i piccoli, nell'interesse del cittadino-consumatore».

Per contrastare i problemi del settore la Regione, oltre alla programmazione d'intesa con imprese e sindacati, prosegue con i bandi di sostegno alle piccole attività e al commercio di vicinato. A disposizione tre milioni per le attività che investono o hanno investito in migliorie, con una forte retroattività (spese documentate dal 2010).

Tornando ai dati dell'Osservatorio, la superficie di vendita dedicata al commercio in Liguria è di oltre due milioni di metri quadrati, di cui il 47% in provincia di Genova. Le imprese commerciali sono il 28% del totale e impiegano un quarto di tutti i lavoratori liguri.
L'incremento della grande distribuzione dal 2008 al 2011 è rimasto sotto la media nazionale. Si tratta però di un rallentamento fisiologico, perché negli anni precedenti l'espansione dei grandi centri commerciali era stata molto forte.
Anche gli esercizi al dettaglio sono in calo (i dati arrivano fino a luglio del 2012), ma non quanto nel resto del paese: un dato in parte confortante. Si risente comunque di una certa saturazione di offerta più o meno in tutto il territorio e per tutte le categorie merceologiche.
Va male l'impresa giovanile: 5,8% gli imprenditori dai 18 ai 32 anni contro una media nazionale del 13,3. Bene l'imprenditoria femminile: sono donne i titolari del 30% delle imprese attive, tre punti in più rispetto alla media italiana. Anche gli stranieri sembrano più "intraprendenti" in Liguria che in altre regioni: il 12,3% contro il 10.

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tel. +39 010 54851

 

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