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Le "Bestie di scena" provocano con i loro corpi nudi il pubblico del Teatro Civico In evidenza

di Nicola Carozza - Emma Dante vuole rappresentare così il percorso di un individuo alla ricerca di sé.

 

"Bestie di scena" è il provocatorio ma geniale spettacolo di Emma Dante, una donna di teatro che plasma fino al possesso il corpo vivo di chi è in palcoscenico, un lavoro su quello che viene definito l’“inferno” del recitare. Il percorso di un individuo alla ricerca di sé passa attraverso la perdita di tutto, della parola, del costume dietro al quale nascondersi, fino a raggiungere uno stadio in cui sia il corpo a pensare.

Quando il pubblico entra al teatro Civico per cercare posto, le “Bestie di scena” di Emma Dante, si scaldano già con esercizi ritmici e coordinati, sudano, si avvicinano e si allontanano; e quando, solo apparentemente, lo spettacolo ha inizio si liberano dei vestiti e, bagnati di luce calda, volgono lo sguardo alla platea. Il gesto di spogliarsi lanciando gli abiti al pubblico stupisce il pubblico spezzino. C’è silenzio, un ribrezzo iniziale, la vergogna della nudità colpisce quasi più lo spettatore dell’attore. Molti guardano in basso, in uno slancio pudico. La mente va subito alla riflessione filosofica sul “corpo” di Gabriel Marcel: dire il "mio corpo" equivale a dire "me stesso". L’attore nel suo lavoro si abbandona, perde la vergogna. Analogamente superato il disagio iniziale anche il pubblico passa alla naturalezza della situazione ed inizia a non fissare più genitali e seni del nudo ma i gesti teatrali e le coreografie. Attraverso diversi ‘scene’, in balia di un regista invisibile che lancia sulle ‘bestie’, petardi, acqua, scope, cibo, ecc. gli attori alternano ferinità e armonia dei corpi. Le corse e le camminate che ricordano i corpi in movimento di Giacomo Balla, in un crescendo di respiri, contorsioni, piegamenti, sguardi. Il totem-corpo, prende forma e gli attori e le attrici interpretano: uno spadaccino, carillon, la ballerina, una scimmia in originali e brillanti coreografie. Schizzi d’acqua, teli, noccioline da scartare, sputi. L’apparente compagnia teatrale si trasforma in solitudini e gesti di masochismo.

Lo spettacolo parte dalla volontà di raccontare il lavoro dell’attore con l’implicita rinuncia a qualsiasi tema e, risalendo allo stadio originario e primitivo, con evocazioni e citazioni, raggiunge un’essenzialità sacra e impura.

Non sono facili le interpretazioni e i commenti critici sullo spettacolo scritto e diretto da Emma Dante, ciascuno dovrebbe vederlo per darne una propria lettura. Il pubblico spezzino, martedì e mercoledì sera ha reagito con silenzi, applausi e qualche giudizio banale, forse proprio quello che si aspettava, la regista con le sue “Bestie di scena”!

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