Egli ha preso spunto dall'opera artistica forse più celebre di tutte, la Cappella Sistina, per ricostruire l'impegno straordinario di Michelangelo (che all'inizio, ritenendosi più scultore che pittore, non voleva accettare l'incarico, ma che poi dipinse un'opera di primaria grandezza) e dare atto della grande comunicazione teologica che esso racchiude. Il tema della comunicazione per così dire «visiva», e legata alla bellezza delle cose, era stato svolto dal vescovo Palletti nell'omelia tenuta dopo che monsignor Marino Poggi, pro–vicario generale di Genova, aveva presentato al clero diocesano l'enciclica «Lumen Fidei». Palletti ha preso spunto dalla prima lettura che, nel giorno della memoria di Sant'Ignazio di Loyola, descriveva Mosé che torna al suo popolo con le tavole della legge. «Quando Aronne e gli Israeliti videro Mosè – racconta il libro dell'Esodo –, ecco che la pelle del suo viso era tutta raggiante». In questo modo essi capivano l'importanza del messaggio, le tavola della legge, che egli portava loro per incarico di Dio. Il vescovo ha dunque sottolineato come la bellezza e lo stupore che essa provoca in chi la contempla rappresentino importanti elementi di una comunicazione che sempre dovrebbe avere a cuore, tanto più nella nostra epoca, i valori della carità e della verità.