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«Essere missionari significa annunziare il vangelo. A popoli lontani o a persone vicine, si tratta sempre di annunziare. Come ci ricorda il papa, ogni battezzato è missionario».

Lo ha detto il vescovo Luigi Ernesto Palletti celebrando ieri sera in cattedrale, davanti a molti giovani e religiosi, la veglia per la Giornata Missionaria.
«Il signore manda i suoi, ma – questo è un aspetto fondamentale del vangelo - il verbo “mandare” è sempre concomitante con verbo che, umanamente parlando, è antitetico: “stare”. Non si può fare annuncio se non si è stati capaci di stare in silenzio di fronte a Lui. Non si tratta di stare in un luogo, ma in una presenza: stare alla presenza del Signore e andare a portarne la parola, l'annunzio che salva».


«Ogni membro, maturo o giovane in Cristo, è Chiesa, ed è tenuto all'annuncio. Innanzitutto bisogna rispondere. “Se vuoi, vieni e seguimi”. Il vangelo fa proposte e chiede risposte, con la fiducia che “Io sono via verità e vita. Chi rimane in me porta molto frutto”».


La serata ha anche visto due testimonianze, di Marie Claire, giovane donna del Burundi e di una coppia di genitori, Gianmarco e Benedetta, che tengono i corsi pre-matrimoniali in diocesi.


Marie Claire ha raccontato l’esperienza del perdono richiestole la sera prima di morire dall’assassino di sua madre, che lei, ignara, stava assistendo da infermiera. Nella preghiera, Marie Claire ha capito che «la vera vendetta è solo il perdono». «Ho sempre cercato di santificare ogni cosa, perché non so qual è la mia ora. Ho ricevuto tanto da persone che ora non ci sono più. Con la onlus “Carità in movimento” cerchiamo di aiutare gli altri, nella salute. Nella mia sfortuna ho avuto il Signore che ha camminato accanto a me. Ringrazio i missionari che hanno portato il vangelo nel mio Paese. Continuo a lavorare insieme a loro. Abbiamo conosciuto l’amore e dobbiamo dare la vita per gli altri. Non devo aspettare che mi ammazzino, devo farlo oggi».


Gianmarco e Benedetta hanno parlato della loro esperienza di accompagnamento delle coppie di fidanzati al matrimonio, «una grazia che ci permette di riscoprire sempre la fiamma di quel sacramento. Quello è un giorno di promese stupende. Noi ci crediamo e lo testimoniamo», ha detto Benedetta. «Gli incontri più approfonditi sono quelli legati al cammino di fede», ha proseguito Gianmarco. C’è nei giovani un vuoto che spesso viene colmato con qualcosa di non appropriato. Ho spesso visto la fame di Dio. Dopo vari anni di corsi pre-matrimoniali posso sperimentare anche nei fatti quello che prima solo dicevo a parole».

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