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Il comitato “Riconvertiamo Seafuture” organizza convegno ed eventi in contemporanea con il salone.

Un convegno e una serie di eventi di piazza. Li annuncia il comitato “Riconvertiamo Seafuture!” che nei giorni del salone “Seafuture 2018” promuoverà diverse iniziative per portare all’attenzione pubblica i problemi dell’aumento della spesa militare italiana, delle esportazioni irresponsabili di armamenti, dei conflitti e delle crisi umanitarie che dilaniano diversi paesi del Mediterraneo e dell’inquinamento marino e territoriale ligure a cui il salone fieristico “Seafuture 2018” non darà spazio.
Con queste iniziative, il Comitato “Riconvertiamo Seafuture!”, composto da numerose associazioni spezzine e nazionali (si veda elenco a fondo pagina), intende innanzitutto evidenziare quello che ritiene "il radicale mutamento del salone “SeaFuture”: da evento presentato nel 2009 come “la prima fiera internazionale dell’area mediterranea dedicata a innovazione, ricerca, sviluppo e tecnologie inerenti al mare”, nel corso degli anni è stata trasformata in una piattaforma di business dove gli operatori principali sono le aziende del settore militare (Leonardo, MBDA, Fincantieri, Elettronica, ecc.) insieme alla Marina Militare. Un salone, cioè, che intende promuovere le attività del comparto militare navale sotto la copertura della sostenibilità e dell’innovazione".

"Proprio per far conoscere le numerose criticità collegate alle iniziative del salone “Seafuture 2018” afferma il Comitato “Riconvertiamo Seafuture!” - promuoviamo sabato 16 giugno (ore 17.00-20.30) presso il Centro Allende (viale Italia, 12) il convegno “Per un mare di pace: Riconvertiamo Seafuture!”. Il convegno, che vedrà tra i relatori ricercatori nazionali e rappresentanti delle associazioni, approfondirà i temi e le implicazioni sociali ed economiche del “Nuovo modello di difesa” italiano e della cooperazione strutturata permanente europea (PESCO), delle crescenti esportazioni di armamenti italiani nelle aree di tensione e di conflitto, delle responsabilità, civili e militari, nell’inquinamento territoriale e marino, ma presenterà anche le numerose iniziative delle associazioni per promuovere un modello alternativo di difesa, gli interventi umanitari nelle zone di crisi e la tutela dell’ambiente e del mare. Il convengo, inoltre, darà voce a diverse testimonianze di rappresentanti delle associazioni impegnate a fianco delle popolazioni palestinesi e saharawi che da decessi subiscono una violenta repressione dei lori diritti fondamentali, dei migranti e dei rifugiati, delle associazioni umanitarie e di volontariato, di rappresentanti di insegnanti e studenti. (SE non è pronto il programma, va aggiunto: Un programma dettagliato verrà reso pubblico alcuni giorni prima del convegno)".

Nei giorni del salone “Seafuture 2018” (19-23 giugno), il Comitato “Riconvertiamo Seafuture!” promuoverà invece una serie di eventi di piazza per "manifestare il proprio dissenso e presentare le proposte per il futuro dell’industria navale e del nostro mare, che non possono continuare a dipendere dalla produzione e dal commercio di sistemi militari, affinchè il Mediterraneo sia un ponte di incontro tra i popoli e le culture, tra i centri di ricerca e tutte le realtà interessate a promuovere la tutela del mare, la sostenibilità ambientale, il turismo responsabile e lo sviluppo sostenibile nel rispetto dei diritti delle persone e dei popoli".

Come riportato nell’Appello, il Comitato “Riconvertiamo Seafuture!” chiede che:
1) SeaFuture sia riconvertito alla sua mission originaria: una fiera internazionale dell’area mediterranea dedicata a innovazione, ricerca, sviluppo delle tecnologie civili inerenti al mare, per promuovere la sostenibilità ambientale e sociale.
2) Alle esigenze del comparto militare sia dedicato uno specifico evento riservato agli operatori professionali del settore, italiani ed esteri, in rigorosa osservanza delle restrizioni sulle esportazioni di sistemi e tecnologie militari ai sensi delle normative italiane e internazionali.
3) Come previsto dalla legge n. 185 del 1990 siano predisposte “misure idonee ad assecondare la graduale differenziazione produttiva e la conversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa”, salvaguardando e incrementando l’occupazione, liberando così i lavoratori dal ricatto occupazionale che li costringe a cooperare con un sistema industriale-militare che alimenta i conflitti, produce nuove vittime, provoca migrazioni e nuove povertà, soprattutto fra i popoli del sud del mondo.

Il Comitato invita infine tutte le associazioni locali e nazionali a sottoscrivere l’appello e ad aderire al Comitato “Riconvertiamo SeaFuture” e a partecipare al convegno e agli eventi che verranno comunicati sulla pagina facebook: “Riconvertiamo Seafuture”.


Comitato promotore
- Accademia Apuana della Pace
- ARCI La Spezia
- Archivi della Resistenza – Circolo Edoardo Bassignani
- Associazione L’Alveare La Spezia
- Associazione Culturale Mediterraneo La Spezia
- Associazione di solidarietà al popolo Saharawi La Spezia
- Associazione nazionale di solidarietà con il popolo Saharawi (ANSPS)
- Chiesa Battista La Spezia
- Chiesa Metodista La Spezia
- Comitato Acquabenecomune La Spezia
- Emergency La Spezia
- Gruppo di Azione Nonviolenta La Spezia
- Legambiente La Spezia
- Magazzini del mondo La Spezia
- Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza e Difesa di Brescia
- Potere al popolo La Spezia
- Rete Italiana per il Disarmo
- Sinistra Italiana La Spezia

Aderiscono:
- Associazione Terra Futura, Acireale
- Associazione Livornese solidarietà al popolo Saharawi
- Associazione di solidarietà con il popolo Saharawi "Kalama", Lucca
- Associazione di volontariato ARCI 690 Onlus – Progetto Saharawi Cascina
- Associazione Valdarnese di solidarietà al popolo Saharawi
- Città Visibili - ARCI Firenze
- Comitato Selma, Greve in Chianti
- Limone Nel Verde onlus, Roma

 

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