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L’Accademia del Gusto celebra i piatti tipici nel cinema italiano In evidenza

In concomitanza con il Festival di Cannes ha organizzato una conviviale a Porto Venere presso la Trattoria Tre Torri.

“Il club gastronomico ha scelto proprio Porto Venere – ha spiegato il presidente dell’Accademia, Nicola Carozza - perché il celebre borgo è stato il set di moltissimi film: Il Conte di Montecristo del 1975 diretto dal regista David Greene con Richard Chamberlain; I cannoni di Navarone del 1961 diretto da J. Lee Thompson con Gregory Peck, David Niven e Anthony Quinn; Cuori nella tormenta del 1984 diretto da Enrico Oldoini con Carlo Verdone e Lello Arena, ecc. oltre che fiction e pubblicità”.

Durante la serata è intervenuto il critico cinematografico Lorenzo Moretti, laureato in cinema teatro e produzione multimediale, docente di cinema e linguaggio filmico in istituti scolastici ed enti. Nella sua relazione il critico ha spiegato che il cibo e il momento conviviale sono stati spesso rappresentati nel cinema italiano, perché l’identità culturale si esprime anche attraverso le abitudini alimentari, e pranzi e cene trovano ampio spazio nella sceneggiatura, per sottolineare il contesto sociale o psicologico della vicenda. Come non ricordare gli spaghetti di Totò in “Miseria e nobiltà” del 1954 di Mario Mattoli o la variopinta banda de “I soliti ignoti” di Monicelli del 1958 che, trovando nella cucina della casa scassinata pasta e ceci, si consolano del fallito colpo. Nel cinema l’incontro a tavola è anche momento per rivelare a tutto tondo il carattere dei personaggi. Altre volte il momento conviviale diventa occasione d’improvvisazione e di gioco, con Sordi in “Un americano a Roma”, il protagonista, che vorrebbe inizialmente imitare gli americani a tavola con latte, mostarda e cereali, l’atteggiamento verso il cibo fa emergere i tratti di quell’italiano medio che esplode nel liberatorio “maccarone m’hai provocato e ti distruggo!”. Nei recenti film del turco Ozpetek di ambientazione italiana ai gesti del cucinare e mangiare insieme (“Le fate ignoranti”) così come all’iniziazione all’arte dolciaria (“La finestra di fronte”) il regista assegna una forza risolutiva: è attraverso il cibo e quei gesti che i protagonisti trovano un linguaggio comune riemergendo dalla solitudine.

Il presidente dell’Accademia del Gusto, Nicola Carozza, visto l’interesse dei soci, ha annunciato un secondo momento di confronto sul tema con l’organizzazione di un convegno sulla cucina nel cinema.

Apprezzato il locale che è gestito da Andrea Ganapini con il figlio Alberto e Marco Ganapini con la moglie Milena Trenti per essere rieuscito a coniugare la ricercatezza nell’arredo con una gestione a conduzione familiare. Ecco il menu degustato accompagnato dal Vermentino Colli di Luni Cantina Colombiera: antipasti misti di mare; risotto acciughe e burrata; chicche di patate con pescatrice e asparagi; seppie in umido con patate; muscoli ripieni; tiramisù.

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