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Nonna Clara, la memoria storica di Piazza del Mercato si racconta In evidenza

di Anna Mori - In esclusiva abbiamo ascoltato la sua storia, rimanendo letteralmente incantati.

Clara, classe 1927, ha ancora vividi nella mente tantissimi ricordi della sua vita trascorsa in Piazza del Mercato. Ripercorriamo con lei la sua storia, restando incantati ad ascoltarla.

Una vita vissuta per il banco di frutta e verdura. I suoi nonni avevano avviato un attività di pollame ad inizio ‘900, portato avanti da sua madre. Nel 1937 la mamma di Clara aveva aperto anche il secondo banco di frutta e verdura da lei ereditato e gestito, trasmesso poi al figlio Adriano, quindi, ai nipoti, che continuano a portare avanti la tradizione quotidianamente, con tanta passione e impegno.

La piazza è stata realizzata negli anni ottanta dell’Ottocento, diventando la sede del mercato in sostituzione di un precedente spazio che, a causa della crescita della città a seguito della costruzione dell’Arsenale, divenne insufficiente. Inizialmente gli ambulanti lavoravano sotto i tendoni, in seguito, parte della piazza sia a destra che a sinistra di Corso Cavour venne coperta con due tettoie stile Liberty, nella parte a monte stavano i “banchetti” di frutta e verdura, dove gli operatori hanno continuato a lavorare sotto alle tende.

Clara ha iniziato ad aiutare la mamma in piazza nel 1940, quando aveva solo 13 anni. Ci racconta che allora non c’era niente: “C’era una fontana scomoda, luce non ce ne era, pavimenti non ce ne erano, lavoravamo sotto i tendoni e quando pioveva e c’era vento, era più l’acqua che pigliavo di quella che copriva la tenda. Eravamo uno addosso all’altro, sicché io bagnavo te, tu quello dopo e così via. Piano piano ci siamo sistemati un po' meglio”.

Clara ha iniziato con poco: “Compravo a fiducia, non avevo neanche un soldo eppure mi davano sempre la merce, la vendevo e poi la pagavo dopo un giorno o due, sicché ho sempre avuto la roba dai negozianti”.

Piazza Cavour ha attraversato tutte le fasi della storia recente della città. Vivi in Clara i ricordi del periodo della guerra, quando parte della copertura della piazza fu distrutta dalle bombe. Quando suonava la sirena “scappavamo nei rifugi, una volta sono scappata da sola” lasciando a malincuore tutto li e sperando di ritrovare qualcosa una volta cessata l’emergenza.
Una vita vissuta per il mercato, coniugando lavoro e famiglia. Ci racconta che “quando avevo il bambino piccolo, Walter, lo teneva mia mamma. Io dovevo andare a casa a dargli il latte due volte al giorno con la bicicletta. Il secondo figlio, Adriano, invece me lo portava in piazza la Zia Alfonsina”.

Clara, poi, ci mostra una vera e propria “chicca”: da uno dei suoi cassetti tira fuori un giornale datato 1962, si chiama “Ambulanti”. Veniva stampato in Via Fratelli Rosselli e distribuito agli operatori della Piazza che scopriamo erano già riuniti in associazione, alla quale gli ambulanti potevano rivolgersi “senza esitazione per ogni dubbio e informazione”.
Tante le notizie sull’assistenza previdenziale, il programma e l’assistenza per le casse mutue, anche un po' di propaganda elettorale.

Leggendo tra le pagine, ci colpisce una petizione per sollecitare l’approvazione della proposta di legge sulla pensione inviata direttamente al Presidente del Consiglio dei Ministri, a quello della Camera dei deputati e del Senato. Gli Ambulanti chiedevano “una pensione dignitosa adeguata ai tempi e alle nuove esigenze, con il contributo degli assicurati e il concorso finanziario dello Stato e che ai vecchi venditori ambulanti di età superiore ai 65 anni sia assicurato un minimo di pensione di lire 15.000”.

L’Associazione davvero molto attiva, aveva presentato, dopo richiesta dello stesso Comune “allo studio dell’Amministrazione” uno “schema di appunti per la costruzione del mercato di Piazza Cavour”. Leggiamo che gli Ambulanti avevano chiesto tra le altre cose, “superfici semplici, lisce e lavabili; una copertura totale dell’area occupata dai banchi; condutture e pendenze per le acque; una superficie che potesse contenere tutti e 330 banchi”.

Clara non si è scomposta neanche quando il mercato all’ingrosso è stato trasferito dalla Spezia a Pallodola, si è organizzata: “Abbiamo dovuto attrezzarci con un mezzo per andare a Sarzana, avevamo comprato un Ducato, mi sono presa la patente e poi andavo”, sorridendo soddisfatta ricordando questo aneddoto. Nello stesso periodo lei e il marito hanno acquistato dei terreni a Ressora dove tutt’ora i nipoti coltivano i prodotti che propongono quotidianamente sul banco.

Le due strutture di copertura in stile Liberty alla fine degli anni ’60, inizio ’70, vennero smantellate: una delle due, soprattutto, era molto ammalorata. In quell’occasione il mercato venne temporaneamente spostato nelle vie circostanti e la signora si ricorda che “ci hanno trasferiti in quella via (Via Di Monale), di nuovo sotto i tendoni”. Venne costruita la copertura rimasta in sede fino a inizio anni 2000, quando è stata sostituita dalle “Vele”, inaugurate il 6 agosto 2005.

Clara ha lavorato in piazza fino al 2002, anno di inizio dei lavori della copertura attuale. Ora l’attività viene portata avanti dalla nipote, dal marito e dalla loro figlia con tanta dedizione e impegno.

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