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di Luca Erba - In questa esperienza progettuale inclusione non è una parola vuota ma uno strumento con il quale creare empatia a tutto tondo. 

“Frega!” Espressione gergale che assume un significato di libertà! “Non me ne frega, pazienza, andiamo avanti, (non me ne) frega proprio di niente!” È così che è nato il progetto di “Frega Project”. Da un approccio che potrebbe sembrare fatalistico (che poi fatalista non è) nasce la spinta, l’idea e la voglia di combattere pregiudizi, ostacoli e barriere.

Se c’è qualcuno in questo mondo che rappresenta appieno la nemesi della disabilità quello si chiama Gabriele Capponi. Trentunenne spezzino dal 2018 Presidente e fondatore dell’Associazione “Frega Progect”. Realtà che oggi può vantare più di 5.000 associati provenienti da tutta Europa. Organizzazione di eventi, concerti e formazione finalizzata all’inclusione per ragazzi disabili.

In questa esperienza progettuale inclusione non è una parola vuota ma uno strumento con il quale creare empatia a tutto tondo. La filosofia che ha mosso Gabriele, contando sulla collaborazione attiva di decine e decine di ragazzi, è proprio quella di progettare e organizzare al meglio la vita anche di chi è affetto da disabilità. Gli eventi, i momenti di ritrovo durante i festival o gli appuntamenti culturali, rappresentano il volano di un’idea di socialità che non esclude nessuno. L’Associazione “Frega Project” molto attiva tra la zona del Parmense e Milano ha l’ambizione di concepire il mondo degli eventi come un momento nel quale l’’accesso è garantito a tutti. Barriere fisiche e culturali vengono abbattute con un’attività di comunicazione molto precisa. Ecco perché “frega” assume i connotati di una rivoluzione che punta a ribaltare il punto di vista dominante. Una teoria molto semplice ed efficace: se la vita di ogni essere umano è composta da momenti ludici e di svago significa che tutti, in quanto esseri viventi sulla terra, hanno diritto di stare dentro quel contesto. La musica fa tutto il resto.

Inutile soffermarsi su quanto possa essere potente il “bello stare insieme per il semplice gusto di starci”.

Ecco perché “Frega Project” in questi anni di attività ha lanciato un messaggio molto forte raggiungendo migliaia di ragazzi. Il divertimento è puro e autentico se è disinteressato. Una piccola ma potente rivoluzione di linguaggio che ha l’obiettivo di sradicare anche quel retrogusto di compassione che a volte la retorica (anche delle Istituzioni) legata all’argomento disabilità fa emergere con tutto il suo vuoto.

Del Presidente Capponi colpisce la determinazione nel voler difendere il suo “frega” e il suo “progetto” dagli attacchi esterni. “Me ne frego perché sono, esistono, vivo, quindi da qui parto, o riparto.” L’irriverenza (raccontata anche sul sito della Associzione - www.fregaproject.it che consiglio caldamente di visitare) anima questa forma di ribellione gentile. Un bello sforzo anche sul piano culturale, nel paese del perbenismo, che vede l’irriverenza accostata all’impegno e all’inclusione, la voglia di fregarsene senza rifugiarsi in una dimensione nichilista.

I ragazzi di “Frega Project” sono anche dei DJ da paura. Professionisti del suono animati dalla passione per la musica, un mezzo che hanno deciso di condividere con quante più persone possibili. Partecipa chiunque, partecipa chi ha voglia di connettersi con questa dimensione così avanzata. Un esperimento sociale che ha creato un precedente con risultati sbalorditivi.

Antesignano del celebre successo “Me ne frego” di Achille Lauro, che andò in gara a Sanremo nel 2019, esattamente un anno dopo la nascita di questo innovativo progetto.

Gabriele Capponi con il suo “Frega Project” va all’attacco lanciando un messaggio di realismo e non di vacua speranza. La retorica viene lasciata fuori dalla porta. Un attaccamento alla vita che bisogna respirare a pieni polmoni con il sorriso sulla faccia e il sole in tasca.

 

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