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Un esempio di vera inclusione, fatta con i servizi e non con la vuota retorica.

È sempre molto difficile trattare il tema della disabilità. Si rischia di scivolare sul terreno della retorica con luoghi comuni che il più delle volte sono il frutto del “sentito dire”. Perché è proprio qua che si può scivolare più facilmente. Quando un tema riguarda una parte minoritaria della comunità o si studia con profondità di pensiero l’argomento, oppure, è facile imbattersi in “sciocchezzuole” improvvisate. A partire dalla semantica delle parole, passando dall’utilizzo dei sostantivi, degli aggettivi, arrivando persino al linguaggio del corpo. Errori che consistono nell’approccio all’argomento.

Ci sono voluti decenni perché diffusamente si condannasse (non ancora completamente) l’utilizzo di termini quali “handicappato” o “ritardato”. Non può bastare. Il politicamente corretto su questo argomento non trova necessariamente il primo posto nella scala delle priorità.

Chi oggi è affetto da disabilità, fisica o psichica, ha bisogno di servizi che funzionino. Il nostro territorio in questo senso ha delle realtà che sono all’avanguardia e meritano di essere menzionate. La Cooperativa Lindbergh nasce quasi ventidue anni fa con l’ambizione di trovare una dimensione di concretezza all’emergenza. Oggi in organico, al proprio interno, può contare su 158 ragazze e ragazzi, donne e uomini che ogni giorno con un servizio continuativo operano per dare risposte all’altezza. Quando un figlio è affetto da disabilità l’onda emotiva investe tutto il nucleo famigliare. Ecco perché il sevizio della cooperativa sociale non ha un destinatario unico ma più destinatari. Nel corso degli anni ho avuto più volte occasione di parlare con il Presidente della Cooperativa Lindbergh. Ciro Piccariello, questo il suo nome, coadiuvato da un valido staff di professionisti, ogni giorno affronta queste realtà così tremendamente difficili.

L’inclusione non può essere carità ma un progetto di crescita. Ecco perché le attività che oggi questa Cooperativa Sociale ha programmato sul territorio sono così importanti. Servizi che guardano alle disabilità ma anche a tanto altro. Un’offerta che si rivolge a tutte quelle minoranze silenziose che oggi sono ai margini della società. Il centro socio educativi per persone disabili “Nuovo Volo” ed in Ati con Cils e Cocea il centro A.S.S.O, gestiti rispettivamente per l’ambito 61 - Comune di Bolano- ed il Comune della Spezia offrono diverse opportunità educative per i frequentanti, attraverso i laboratori occupazionali protetti e progetti ad esso collegati come la libreria “Il libro dei sogni” e la falegnameria “Diversamente Mobili”.

Troviamo anche la “mediazione sociale ed alloggiativa.” In vari comuni della provincia della Spezia viene svolto il servizio di mediazione sociale e alloggiativa utilizzando un approccio che mette al centro la persona e il suo ambiente familiare e relazionale per accompagnarla nella ricerca di soluzioni al problema abitativo, lavorativo o sociale.

Educativa scolastica per minori. Nei diversi comuni della vallata del Magra e della Val di Vara vengono svolti servizi di educativa scolastica ed extrascolastica, rivolto a minori con problematiche di carattere sociale, relazionale o legate alla disabilità. Attività di supporto scolastico, centri pomeridiani, spazi capaci di proporre progetti didattici ed educativi che danno continuità al processo di socializzazione e apprendimento del bambino/a e, nel contempo, rappresentano una risposta concreta ai bisogni delle famiglie.

Tutto questo è il frutto di un’idea precisa di società. L’inclusione fatta con i servizi e non con la vuota retorica.
Gli ultimi della terra hanno bisogno di servizi efficienti perché hanno esigenze specifiche. Prima si arriva a questa conclusione e prima si squarcerà il velo di ipocrisia che ancora oggi aleggia anche all’interno delle Istituzioni.
La legge sul “dopo di noi” è stata una formidabile proposta, aveva colto uno dei punti più importanti. Oggi di quali finanziamenti può contare? I dati ci dicono che almeno 13 regioni sono indietro circa gli investimenti e la programmazione. Secondo la Corte dei Conti, per l’anno ancora in corso, sul “Dopo di Noi” abbiamo ancora da spendere oltre 216,5 milioni di euro, più di tre volte l’attuale valore annuale del fondo. Un dato che fa riflettere sulla capacità di progettare interventi, ma anche di rendicontarli.

Si dice che “la disabilità è negli occhi di chi la guarda”. Su questo non sono proprio d’accordo. La disabilità bisogna prima vederla e poi guardarla negli occhi senza girarsi dall’altra parte. È quello che fa, da più vent’anni, la Cooperativa Lindbergh e come fanno tante tantissime altre realtà in giro per il nostro territorio e in Italia.

 

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