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Un appello in risposta alla delibera che vieta di circolare a piedi scalzi: "Lo scalzismo o gimnopedismo ha origini antichissime ed è infatti storicamente praticata nel paese"

Questo appello nasce in risposta alla pubblicazione della delibera del consiglio comunale di Bonassola approvata in data 6/9/2023 che vieta tra le altre cose di circolare per il paese scalzi in nome del decoro. La notizia diffusa da diversi media ha creato sconcerto e curiosità tra molti cittadini, villeggianti e turisti che sono soliti attraversare il paese non indossando calzature. Giustamente qualcuno si domanda se nell'ordinanza siano state precluse anche ciabatte e infradito, che mostrano quasi nella sua interezza lo "scabroso" piede nudo, o se sia invece accettabile indossare esclusivamente calze per nascondere le forme plantari ma non rinunciare ad un contatto più intimo con il terreno.

Lo scalzismo o gimnopedismo ha origini antichissime ed è infatti storicamente praticata nel paese.

Nell'ultimo secolo è stata svolta principalmente d'estate da villeggianti e da chi viene a spendere il proprio tempo libero a Bonassola, in passato era pratica comune per i lavoratori, basti pensare a pescatori e marinai. La cultura dello scalzismo è piuttosto diffusa nel mondo, in alcuni paesi come l'Australia è assai comune. In Italia, considerato lo stato del suolo, è spesso praticata solo in pochi fortunati luoghi.

Che sia legato ad una filosofia di vita oppure no, lo scalzismo ha anche molti vantaggi salutari: ad esempio contribuisce al corretto sviluppo del piede, spesso costretto in calzature che ne limitano i movimenti e ne indeboliscono la muscolatura. Gli svantaggi sono principalmente la possibilità di procurarsi delle lesioni ai piedi, ma questo rischio è preso in considerazione da chi lo pratica. La delibera presenta come unica motivazione il decoro, ci teniamo quindi a sottolineare che in nessuna cultura il camminare a piedi scalzi è ritenuto offensivo.

Anzi spesso togliersi le scarpe, è sinonimo di rispetto per il luogo a cui si accede, come ad esempio l'ingresso in una casa o in uno spazio sacro. Senza concentrarci su culture straniere come quelle orientali e mediorientali, anche il cristianesimo è intimamente collegato a questa pratica, basti pensare a San Francesco che camminava a piedi nudi per avere più contatto con la terra e con la natura. Tutt'oggi in funzioni religiose può essere osservato come ad esempio la processione che si svolge la prima domenica di ottobre proprio a Bonassola per la ricorrenza della festa della Madonna del Rosario nel corso delle quale, i portatori dei cristi in croce (purtuei) camminano proprio a piedi nudi, per questa celebrazione infatti la giunta comunale ha già previsto una speciale deroga. Ci teniamo a sottolineare che vi è una marcata differenza tra il presentarsi all'interno di un esercizio commerciale senza maglietta o scalzi; essere a torso nudo di fronte ad una persona che lavora è, infatti, una mancanza di rispetto poiché il lavoratore al contrario è tenuto a presentarsi con un abbigliamento decoroso: il fatto che il cliente si possa "comportare come gli pare" genera una disparità che di decoroso ha ben poco.

Il gimnopedismo è spesso considerato una filosofia di vita, perciò questa modifica del regolamento pone limiti alle libertà individuali. Sarebbe altrettanto paradossale emanare un'ordinanza che obbliga la popolazione al consumo di carne, escludendo in maniera coercitiva la pratica del vegetarianismo o la possibilità di scegliere la propria dieta.

Il centro del paese di Bonassola non essendo attraversato da strade, è libero dal transitato da vetture rendendolo un luogo meno inquinato. Questa tipicità lo identifica come un luogo prediletto per lo scalzismo. Il Comune dovrebbe esaltare questa tipicità e stimolare questa pratica invece che cancellarla. Un paese pulito in cui puoi girare a piedi nudi, nulla di più confortevole, ognuno può sentirsi a casa e sarà ancor più incentivato a tenerlo pulito. Non essendo in nessun modo comprensibile la motivazione che individua una mancanza di decoro, ci viene ironicamente da pensare che qualcuno in Comune abbia degli interesse sulla vendita di calzature o soffra di una forma acuta di podofobia. Chiediamo dunque alla giunta di rivedere la delibera per non perdere un'altra pratica che ha radici profonde nel nostro territorio e nella nostra stessa cultura cristiana e laica, eliminando questa norma che porta via un'altra piccola e innocua libertà, rendendo le nostre vite sempre più regolamentate.

Bonassola senza i piedi scalzi è come Venezia senza le gondole, come La Spezia senza i muscoli, come Genova senza il mugugno.

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