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Famiglia, fede, crisi: parla il vescovo Palletti In evidenza

Il vescovo della Diocesi La Spezia - Sarzana - Brugnato, Mons. Palletti, risponde ad alcune domande su fede e società, in occasione dell'inizio del nuovo Anno Pastorale.

1) Eccellenza, l'anno pastorale che inizia oggi segue un periodo molto intenso per la Chiesa, culminato a Roma con l'elezione di Papa Francesco e nelle diocesi con le tante iniziative per l'Anno della fede. Quali indicazioni di fondo si sente di dare alla diocesi per questo suo primo anno pastorale intero?
L'anno della fede e gli eventi trascorsi chiedono ad ogni credente una sempre maggior consapevolezza del proprio cammino evangelico. Questo discorso vale anche per l'insieme di tutta la comunità cristiana. Ma al di là di particolari cose da fare o problemi da affrontare, penso che la radicale necessaria novità sia proprio quella di una conversione interiore che permetta di superare quella frattura fra il nostro credere il nostro agire. Ritengo anche particolarmente importante che ogni credente approfondisca oggettivamente i contenuti di fede in modo da essere in grado di dare ragione della speranza che è in lui.
2) La vita della Chiesa non può essere estranea a quella della società che le vive intorno. Oggi, in Liguria e alla Spezia, è una società in crisi, anzittutto sul tema del lavoro che manca, dell'economia che langue, di stipendi e pensioni che non arrivano a fine mese. Che cosa ha da dire la Chiesa locale a questo riguardo?
La comunità cristiana cammina e vive la sua fede nella storia. Il credente, come ogni altra persona, si trova ogni giorno a doversi confrontare con queste problematiche. Alcune di esse sono particolarmente pesanti, soprattutto in questo periodo. Gli interventi messi in atto in diocesi sono già molteplici: azioni di carità, di sostegno, di supporto per coloro che vivono momenti di particolare criticità. I centri di ascolto parrocchiali, la Caritas diocesana, l'impegno di tante associazioni testimoniano una vitalità presente sul territorio. Certo molto lavoro rimane sempre da fare, ma già la proposta di obiettivi concreti, valori autentici, dignità reale dell'uomo sono sentieri che sempre più devono essere percorsi se vogliamo che il superamento della crisi non sia solo di tipo economico. Il bene comune può essere veramente tale quando prende in considerazione tutti gli uomini e tutto l'uomo, in tutti i suoi aspetti.
3) E sul piano dei valori? La sensazione è quella di un tempo di smarrimento, nel quale si perdono di vista le stelle polari di un tempo, e la confusione cresce, sui temi della vita, della famiglia, della formazione dei giovani. Che fare?
Lo smarrimento, la perdita di punti di riferimento certamente alimenta la confusione. Mi sembra però che tutto ciò non debba portare a una sorta di disperazione verso il futuro. Le grandi domande nel cuore dell'uomo non possono essere spente ed esigono risposte autentiche, rispettose della verità e della dignità della persona umana. In tutto questo troviamo certamente al primo posto il dovere di riaffermare la dignità e la tutela della vita, il rispetto e la valorizzazione della famiglia, la necessità di una stabile occupazione lavorativa. Sono tematiche grandi che non possono essere disattese da nessuno e tanto meno dal credente. Certo questo richiede quel saper parlare all'uomo contemporaneo, così come ci sta chiedendo papa Francesco, rendendo accessibile la proposta evangelica senza mai venir meno al dovere di annunziarla in tutta la sua verità.
4) Infine, una parola per i suoi sacerdoti. Sono pochi, molti sono anziani. Che dice allora il vescovo? E che dice per loro al popolo di Dio?
Penso che la prima cosa che il vescovo debba dire ai suoi sacerdoti sia un "grazie sincero" per la loro collaborazione, il loro impegno e la testimonianza che quotidianamente danno, a lui e al popolo di Dio, nella loro dedizione pastorale. È vero, sono pochi e per tanti l'età si fa sentire, anche se non dobbiamo mai dimenticarci che non esiste nessun sacerdote "inutile". Infatti anche il più malato e magari costretto immobile in un letto è e rimane un dono preziosi per la nostra Chiesa locale. È vero che non potrà svolgere il suo ministero attivo ma quanta offerta di sé, della propria vita sacerdotale può ancora dare per la salvezza delle anime. Un "grazie particolare" anche ai Diaconi permanenti. Il loro servizio e la loro collaborazione è preziosa per la pastorale, la carità e l'annuncio evangelico. Quest'anno, in diocesi ho chiesto una particolare cura nella preghiera per le vocazioni, in modo particolare proprio per quelle sacerdotali. Questa attenzione deve coinvolgere realmente ognuno di noi e ritengo sia da tutti particolarmente sentita. Poniamoci tutti sotto la mano materna di Maria Madre del Signore.

 

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