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Gli anni Sessanta e il Sessantotto: quando la musica anticipò i cambiamenti

Ne hanno discusso Pagano, Mirabello, Borghetti e Lopresti.

Grande partecipazione, sabato 30 settembre al Parco della Maggiolina, all’incontro “Gli anni Sessanta, il Sessantotto e la musica”, organizzato dall’Associazione Culturale Mediterraneo e da CNA Insieme in occasione della conclusione del lungo giro – iniziato nel gennaio 2020 – di presentazioni nel territorio spezzino dei due volumi del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”. Nei prossimi mesi, hanno detto Pagano e Mirabello, si terranno altre presentazioni ancora, fuori provincia.

Pagano ha fatto un bilancio del giro: “69 presentazioni, 4 mila presenze, una grande discussione di massa su un tema che ci è contemporaneo, perché ci parla della spinta umanistica a dare un segno morale e umano alla modernità, che allora fu sconfitta ma che stiamo cercando ancora in un mondo sempre più disumanizzato”.

Mirabello ha ricordato l’Indice generale dei nomi del libro, pubblicato online sui siti dell’Associazione Culturale Mediterraneo e dell’Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea: “4.306 nomi, tantissime persone protagoniste del decennio, operai, sindacalisti, studenti, politici, uomini e donne, musicisti, cinefili, teatranti, pittori, scultori, fotografi, giornalisti, parroci, vescovi, pastori protestanti… Dai nomi esce fuori più che mai la dimensione ‘glocale’ del libro”.

Subito dopo è iniziato il confronto tra i due autori del libro, Riccardo Borghetti e Claudio Lopresti del gruppo dei The Cavern Men, sulla musica, definita da Pagano “come collante e fattore di identità della generazione del Sessantotto”.

“La musica ha fatto da apripista, ha anticipato i cambiamenti sociali, culturali e nel modo di comportarsi – ha affermato Borghetti – ed è diventata per la prima volta a portata di tutti, fruitori e autori sullo stesso piano”.

“Eravamo noi giovani a comandare il gioco – ha proseguito Lopresti – ed eravamo, forse, la prima generazione a farlo in questo modo. Avevamo la speranza di essere padroni del mondo, e la voglia di metterci insieme. Oggi possiamo ripartire solo da lì”.

Poi i due musicisti hanno cantato e suonato molti pezzi. Obbligatorio l’omaggio ai Beatles: “Leti t be” (Borghetti) e “Yesterday” e “Across the universe” (Lopresti). E poi ai principali gruppi dell’epoca. L’unico autore italiano non poteva che essere Fabrizio De Andrè: Borghetti ha cantato “Avventura a Durango”, versione di “Romance of Durango” di Bob Dylan.

 

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