Su un altro pezzo di storia spezzina, nel bene e nel male, bisogna scrivere la parola “fine”.

Chiude ufficialmente il prossimo 14 ottobre la parte di abbigliamento uomo dello storico negozio al civico 286 di Via del Prione. Un’avventura imprenditoriale iniziata più di ottant’anni fa, nel 1932, e diventata di diritto uno dei fiori all’occhiello del commercio della nostra città.

Ne parla commosso, oggi, Giorgio Molinari, che da quando aveva 20 anni ha dedicato la sua vita al negozio di abbigliamento vicino a Piazza Garibaldi. Ora di anni ne ha 75, ed è arrivato il momento anche per lui di trarre le conclusioni della lunga avventura. Non per problemi economici di sorta, come tiene a precisare, ma perché l’età avanza e anche le storie migliori, prima o poi, devono avere una fine.

Il tragitto dei Molinari, a onor del vero, inizia grazie al padre di Giorgio, Egidio Molinari, un semplice venditore ambulante, che prima della Seconda Guerra Mondiale arrivò alla Spezia dalla provincia di Parma. Poi l’evoluzione, nel dopoguerra, in “un semplice negozietto”, che però avrebbe fatto tanta strada.

Dell’attività rimarrà una sola parte, quella della pellicceria e degli abiti da sposa e da cerimonia (seguita dalle nipoti Michela e Arianna Molinari), mentre il negozio di Piazzale Kennedy ha già abbassato le saracinesche due mesi fa.

Molinari, che è successo? Da dove è arrivata la decisione di chiudere?
Dopo 55 anni che faccio questo lavoro e a 75 anni di età è arrivato il momento di tirare le conclusioni. Se uno dovesse fare un’osservazione, è chiaro che il negozio aveva tutti i motivi per rimanere, era un negozio ancora attivo, che funzionava. Oggi non ho nessuno che mi sostituisce, non c’è un ricambio generazionale, se non i miei collaboratori, che però hanno preferito non continuare.

Dietro la decisione di cessare l’attività c’è anche una ragione ecomonica?
Assolutamente no. Io dico che un grande campione smette di fare la sua attività quando è ancora grande (ride, ndr), non quando è diventato piccolo. Io preferisco smettere quando ancora gioco il campionato di serie A, piuttosto che smettere dopo essere finito in serie C. Mi dispiace soltanto, come dimostrano le decine di chiamate che sto ricevendo, che nessuno se l’aspettasse. Ma io conto molto col fatto che dopo 55 anni e a 75 anni d’età si può anche immaginare che uno dica basta.

Rammarichi ne ha?
Altro che, ho il nodo alla gola solo a parlarne, pensi un po’ come mi sento dopo 55 anni di attività. Con un briciolo di presunzione pensiamo di essere stati un nome che ha lasciato una traccia nella storia della Spezia.

Nel corso di tutti questi anni Spezia come l’ha vista cambiare, anche sotto il profilo del commercio?
Le posso dire che il commercio tradizionale, quello che praticamente ho rappresentato io, ha avuto negli ultimi anni necessità di essere ridimensionato, molto qualificato e specializzato. Il nostro punto forte poi è stato quello di offrire l’abbigliamento da sposa e da cerimonia. Io ho sempre detto che a Spezia non c’è una persona che non venga a comprare un abito da noi (ride, ndr).