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Un secolo di vita per Carlo Ferrarini, il partigiano "Crispino" In evidenza

di Marina Lombardi – una festa con più di cento persone per ricordare la resistenza partigiana di “Carlino”.

3 Luglio 1923 – 3 Luglio 2023: festeggia il centesimo anno di una vita straordinaria, Carlo Ferrarini, per tutti “Carlino”, la testimonianza vivente della storia ma soprattutto il volto della resistenza partigiana santostefanese, che sotto il nome di battaglia “Crispino”, a 20 anni, imbracciò le armi e prese la via dei monti per combattere contro il nazifascismo nella formazione partigiana garibaldina Ugo Muccini.

Accolto dalla banda filarmonica di Santo Stefano di Magra, Carlino, siede sul piccolo palco adornato in suo onore, ascoltando gli interventi a lui dedicati e rispondendo in seguito con la fermezza e l’umiltà che lo caratterizzano.

Il suo umile nome di battaglia richiama il Santo dei Calzolai “Crispino”, professione che aveva imparato e svolto fin dalla prima adolescenza, “finché non è arrivata la chiamata dei monti – racconta Sandro Centi del direttivo ANPI provinciale della Spezia – inquadrato nel battaglione Signanini comandato da Tullio Primo Battistini, che aveva il compito di proteggere le spalle alla brigata che si trovata a Canepari, Crispino era uno degli uomini stantostefanesi che militavano nel battaglione dell’area apuana e lunigianese”.

Tra gli innumerevoli fatti compiuti da Carlino, Centi ricorda l’episodio del novembre del 44, durante il momento più duro della resistenza dell’area “Grazie al suo coraggio tutto il distaccamento e diversi civili riuscirono a portarsi al sicuro in zone rastrellate dell’apuano-lunigianese, questo perché lui aveva trattenuto i tedeschi con una mitragliatrice che si era anche inceppata. Questa è la resistenza di Crispino, che è continuata anche dopo la guerra, nei racconti agli studenti, nelle iniziative pubbliche e istituzionali, nelle manifestazioni dell’ANPI, perché Carlino non si è mai tirato indietro, mettendo sempre al primo posto quei giovani che sono morti per la pace, la libertà e la democrazia – conclude Centi, recitando una delle tante poesie di Carlino -  

Se ci sarà qualcuno che tenterà di recidere il fiore della libertà,
se ci sarà qualcuno che penserà di inaridire i germogli della democrazia,
se ci sarà qualcuno che vorrà demolire le speranze incendiando l’albero della pace, dalla terra dei nostri monti, come un bucaneve a primavera, rifioriranno pace, democrazia e libertà”.

A porgere auguri e ringraziamenti anche la Sindaca di S. Stefano Paola Sisti, che ricorda l’esempio che Carlino è stato nel corso di tutta la sua vita, “quando da giovane hai deciso di stare dalla parte del bene, scegliendo di diventare il partigiano Crispino, hai insegnato il valore assoluto della democrazia, e noi non lo possiamo dimenticare, è quello che voi ci avete regalato -  continua - hai sempre detto che dobbiamo costruire le nuove generazioni affinché non vadano perdute le cose per cui avete lottato, affinché il sacrificio non sia stato vano, è quello che faremo”.

Un uomo di pace, Carlo Ferrarini, che ha dedicato la sua intera vita a raccontare il sacrificio della liberazione, quella tanto sperata democrazia per la quale ha lottato è descritto da tutti con parole meravigliose, ma Carlino sa raccontarsi da solo e forse meglio di chiunque altro.

Tornando con la mente a quel periodo storico politico ricorda “quando il capobanda del fascismo stipulò il fatto militare con la Germania Nazista costituendo l’esercito della repubblica di Salò, tappezzò di manifestati ogni luogo, chiamando i giovani di leva a presentarsi e quanti avessero trascurato le decisioni sarebbero stati fucilati – continua annunciando la decisione dell’epoca con la rigorosa terza persona - fu così che Carlino e il cugino Domenico, colsero insieme la via della montagna partigiana”.

Carlino, che come racconta, scrive ancora con le sue bic sporcandosi le mani di inchiostro, afferma a gran voce “se ci sarà qualcuno che nel tempo in cui viviamo, nella democrazia – sottolineando – ‘perché noi permettiamo anche agli avversari di fare la propria propaganda’, se ci sarà qualcuno che penserà a recidere il fiore della libertà sorto nella lotta della liberazione; se ci sarà qualcuno che tenterà di distruggere i germogli della democrazia stabiliti nella nostra costituzione fondamentale della repubblica; se ci sarà qualcuno che tenterà di ridare fuoco all’albero della pace conquistata, le nuove generazioni, dalla storia dei nostri monti, faranno fiorire ancora, come i bucaneve – quei fuori rossi che nascono da sotto la neve – torneranno a darci la pace della democrazia, fiorendo ancora. Viva la pace, la democrazia e la libertà”.

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