Nel 2017 sono stati ben 90 milioni i turisti che hanno visitato le nostre coste durante la stagione estiva. L'idea che la spiaggia come bene naturale sia destinato ad esser eterno si scontra, purtroppo, con una minaccia che è legata a doppio filo con la crescente urbanizzazione e con l'espandersi del settore edile.
Una politica che protegga le coste da un'estrazione massiva di sabbia, fondamentale per la produzione di calcestruzzo (a differenza della sabbia del deserto che non può aggregarsi con il cemento), diventa una questione sempre più urgente. Questo perché, stando al ritmo con cui si continua a costruire, c'è il serio rischio che il bagnasciuga diventi un mero ricordo del passato nell'arco di un secolo.
A sostegno di questa tesi c'è l'impennata del settore edile cinese, capace nel biennio 2016-17 di utilizzare più cemento di quanto abbiano fatto gli Stati Uniti in tutto il 20esimo secolo. Ma non solo: la combinazione di incremento demografico e urbanizzazione rischia di portare ad una emergenza abitativa (Singapore ne è forse l'esempio più eclatante) che non può attendere il ciclo naturale della sabbia.
Infatti, un granello di sabbia può impiegare fino a 1000 anni per raggiungere le coste; un ritmo che non riesce a tenere il passo del settore delle costruzioni.
Non è un caso che siano molti i progetti nati per ridurre l'impatto ambientale del calcestruzzo, offrendo alternative alla sabbia marina. Tra le varie opzioni presentate ci sono vetro, argilla e addirittura calcestruzzo riciclato.
Per quanto queste iniziative facciano ben sperare, la strada rimane purtroppo ancora in salita. Un primo passo consiste nel prender coscienza del problema e preservare le spiagge da un'estrazione sregolata. C'è infatti una mafia pronta a tutto per accaparrarsi il monopolio delle coste, vendendo sul mercato nero tonnellate di sabbia estratta illegalmente senza curarsi assolutamente del disastro ambientale che ciò comporta.
La questione potrebbe salire a livello politico una volta che la sabbia diventerà il "nuovo petrolio".
Fonti e dati: TradeMachines