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Spezia a un passo dal sogno, ma non tutto è da buttare In evidenza

di Massimo Guerra - Ad un passo dal sogno, ancora una volta infranto.

Delusione e amarezza sono i sentimenti che prevalgono nella notte dopo la sconfitta al Picco contro il Pescara. Lo stadio era pieno, non pienissimo, ma i 6.000 e rotti erano lì a testimoniare una volta di più l'attaccamento alla maglia, la passione per i colori bianchi, la voglia di alzare finalmente l'asticella, e invece.

E invece a 3 punti dalla vetta siamo tornati con violenza alla realtà, come da tradizione nell'era Volpi in serie B: tante volte ai play-off, tante volte a giocarsi le sfide decisive, sempre perdute, magari per un soffio o un episodio ma alla fine, comunque perse.

Qualcosa di nuovo e di diverso però c'è nella bruciante sconfitta contro il Pescara, rispetto alla piattezza e alla mancanza di idee di recenti stagioni, ovvero: contro il Pescara lo Spezia ha perso per manifesta inferiorità tecnica dei singoli giocatori e del collettivo messo a confronto, ma non ha sfigurato neppure nella rotonda sconfitta per idee e gioco plasmate da mister Marino, che deve cucinare ogni volta un piatto saporito con quello che si ritrova in dispensa, ovvero una punta e mezza (tolto Gala e il giovane Gud, una flotta di esterni leggerini).

E' chiaro che se tieni il possesso di palla ma giochi sempre in orizzontale (Ricci), se chiudi un triangolo e con la palla al piede al limite dell'area la spari alta (Crimi), fuori di poco (Bartolomei), addosso a un compagno (Galabinov), oppure stoppi la palla e invece di servire un compagno servi un avversario (Gyasi), o se perdi sempre (Augello) il duello con il tuo avversario, che tra l'altro si chiama Marras, era un aquilotto beniamino dei tifosi, ceduto chissà perché in C1 da qualche solone dell'area tecnica e tornato al Picco per esibirsi in tutte le sue qualità, senza parlare di Memushaj che alla Spezia è quasi nato e cresciuto.

Tra gli ex della sfida ci ricordiamo anche di Fiorillo, famoso da queste parti per parate mega alternate a papere altrettanto evidenti, ma ieri sera al Picco lui ha fatto solo le prime mentre il suo collega Lamanna ne ha fatto impallidire il ricordo, non solo in occasione del secondo gol di Monachello, calciato da posizione impossibile e passato in pochi centimetri tra il suo piede e il palo destro, ma in diverse situazioni difensive: se continua così a gennaio la priorità sarà di trovare un portiere, perché né Lamanna né Manfredini, ad oggi, offrono adeguate garanzie.

Dicevamo: non tutto è da buttare, ma la strada è in salita. Anche se ricordiamo le parole di Angelozzi a inizio campionato, ovvero la necessità di impostare le basi per il salto di categoria in 3 anni, con il primo – questo – dedicato a gettare le basi. Speriamo che sia così, un po' di scetticismo è giustificato, perché con questo siamo quasi al terzo piano triennale, e con i primi due non siamo riusciti a spiccare il fatidico volo, mantenendo comunque con dignità la serie cadetta.

Si tratta di tornare con i piedi per terra, una volta di più: quest'anno va cercata la salvezza il prima possibile, oggettivamente la squadra è più debole delle top di categoria, una la puoi anche vincere ma non sposta i termini della questione. Per i tifosi è importante ripartire da questo dato di fatto, per non esaltarsi troppo in aspettative ad oggi difficili da realizzare. A meno che...questo non sia l'anno della consacrazione di Okereke, un predestinato secondo alcuni, in grado di riportare in B il Cosenza a suon di gol nella passata stagione, quest'anno papparso nettamente maturato anche sotto il profilo atletico.

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