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Massimiliano Mazzei, uno spezzino ai Mondiali In evidenza

Intervista a Massimiliano Mazzei, che ci parla anche della finale.


Lo spezzino Massimiliano Mazzei conosce bene Francia e Croazia, le finaliste di Russia 18 perché il "suo" Perù (era aggregato in qualità di consulente tecnico alla prima squadra sudamericana) le ha affrontate entrambe a stretto giro di posta.

Che finale ci dobbiamo aspettare?

"Abbiamo incontrato entrambe le squadre anche se in contesti diversi. Con la Croazia era un test premondiale a marzo mentre la Francia nella seconda partita del mondiale. Due squadre differenti che sono cresciute durante il mondiale in particolare la Francia. Una finale inedita senza un favorito. Con un pizzico di fortuna potevate andare avanti? "Abbiamo fatto bene e ce la siamo giocata alla pari con tutti, ma non credo onestamente che sia solo sfortuna. Prendiamo per esempio la partita di esordio contro la Danimarca, alla fine i dati dicevano 15 conclusioni contro 3 a nostro favore, sbagliato un rigore sullo 0-0, dominato il gioco, ma il risultato era 1-0 a loro favore. A certi livelli ti concedono poche occasioni e se quando ne crei così tante non concretizzi la paghi. Così è il calcio ed è bello anche per questo. Comunque i ragazzi hanno fatto molto bene ed il Perù che mancava da 36 anni al mondiale ora è una realtà, lo dimostrano le proposte di amichevoli in Europa per settembre contro Germania ed Olanda".

Uno spezzino al mondiale: perché?

"Per anni ho lavorato ad un nuovo medello di sviluppo della prestazione dando priorità ai fattori determinanti nel calcio. Mostrato ai livelli più elevati ha suscitato molto interesse e verificata l’efficacia di ciò che proponevo mi è stato proposto di partecipare al mondiale".

Su quali basi?

"Probabilmente la mia cultura di settore giovanile basata su ricerca, sviluppo e formazione con obbiettivo rivolto alla miglior preformance individuale e collettiva, il risultato viene dopo come naturale conseguenza, ma non come obbiettivo primario. Oltre a questo sicuramente parlare più lingue mi agevola nelle relazioni, non dimentichiamo che nel calcio la comunicazione è un fattore determinante".

Per lei Chi è il personaggio del mondiale?

"Oscar Washington Tabarez, un uomo straordinario, un esempio per il mondo intero. Il vero leader è solo colui che si eleva per valori morali ed il Professor è questo. I giocatori dell’Uruguay sono disposti a fare qualunque cosa per lui. Questo spiega anche perchè questo Paese con meno di 4 milioni di abitanti e con risorse limitate sia sempre al vertice. Una citazione particolare per Paulino Granero preparatore atletico della Russia, spagnolo, un vero genio".

Le deludenti prestazioni di alcune grandi nazionali a cosa sono dovute?

“Alcune hanno finito dei cicli generazionali come Germania e Spagna, ma possono guardare al futuro con ottimismo poiché hanno squadre minori molto competitive e già pronte, per altre come Argentina o Brasile il discorso è diverso. Purtroppo chi guarda al futuro con preoccupazione siamo noi. Sono rientrato da pochi giorni e vedo in tv o sento gente che esulta per l’eliminazione di questo o quello. Quando si gioisce per le disgrazie altrui è un brutto segno”

Che cosa si prova ad essere un italiano al mondiale senza l’Italia?

“Una tristezza infinita! Tutti gli italiani sono stati privati di quell’estate che ogni 4 anni ci univa e per me che ero lì è stato ancora più pesante. Tutti mi chiedevano come era possibile essere arrivati fino a questo punto, che il mondiale senza l’Italia non era lo stesso. Speriamo che sia solo un episodio.

Ha avuto modo di avere notizie dello Spezia mentre era in Russia?

“Certo! Penso siano ottime notizie! Il Presidente ha dato un segnale molto significativo puntando su un professionista come Angelozzi e con un impegno di più anni. Credo sia un’ottima notizia per il futuro dello Spezia, parlare di futuro è cosa assai rara nel panorama attuale del calcio italiano purtroppo”.

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