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Meluso come Angelozzi, lascia lo Spezia dopo aver raggiunto il massimo obiettivo In evidenza

di Massimo Guerra - Firmata la risoluzione consensuale tra il manager e le Aquile. 

Meluso come Angelozzi, un anno dopo: raggiunta la salvezza in serie A lo Spezia saluta il suo Direttore Generale, di fatto azzerando la guida tecnica della squadra a pochi giorni dalla fine del campionato.

L'anno scorso Angelozzi venne "silurato" poche ore dopo la salvezza, dopo le rassicurazioni di Volpi che con lui avrebbe intrapreso la massima serie. Almeno quest'anno non ci sono stati proclami, ma il classico pragmatismo anglosassone che ha già mosso la prima pedina.

Dopo i rumors ieri è arrivata la firma ufficiale delle parti sulla risoluzione del contratto tra la società di via Melara e Meluso, che lascia l'incarico due anni prima della scadenza. La decisione era nell'aria, perché il management coordinato da Nishant Tella vuole avere mani libere e carta bianca per ridisegnare il profilo della rosa, malgrado il riconoscimento pubblico dei meriti di Meluso da parte di Robert Platek, capace di attrezzare una squadra per la A in due settimane con l'aggravante Covid.

È evidente che si contrappongono in questa fase di avvio due modi (e due mondi) di interpretare il calcio, ovvero uno - quello americano - basato sui dati, l'altro - più vicino al nostro modo di intendere il football - più sensibile ai valori sportivi, al lato umano, al ruolo dei tifosi. Riuscire a conciliare questi due aspetti non sarà né semplice né scontato, a meno che la proprietà non accetti di interagire con la componente nostrana rispetto all'approccio e alle modalità di organizzare e intendere il calcio, accettando i pregi di entrambe le componenti.

Ad oggi - con l'addio a Meluso, che è comunque un uomo di calcio - sembra però prevalere nel confronto la parte finanziaria, questa è l'impressione che si ricava dalla prima mossa di Tella, con l'auspicio che il manager incaricato da Platek riesca quantomeno a bilanciare questa drastica decisione, magari convincendo mister Italiano a rimanere per rivestire quel ruolo da "manager", più volte paventato ma mai realmente applicato in Italia al contrario che in altri paesi, con l'incarico di disegnare la squadra secondo le sue aspettative.

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