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Spezia, tu chiamale se vuoi…emozioni In evidenza

di Massimo Guerra- Mister Aquilotto è entrato nella dimensione ideale per ogni allenatore conquistando con le unghie e con i denti il rispetto e l'affetto dei suoi giocatori, entrando in sintonia con l'ambiente spezzino.

C'è una parola che unisce mister Italiano ai suoi giocatori, e di riflesso ai tifosi e a tutta la città che ama lo Spezia: empatia. Non è solo capacità tecnica, e nemmeno solo simpatia: il mister Aquilotto è entrato magari a sua insaputa nella dimensione ideale per ogni allenatore del mondo, riuscendo a conquistare con le unghie e con i denti il rispetto e l'affetto dei suoi giocatori, entrando in sintonia con un ambiente comunque a lui estraneo e storicamente difficile come quello spezzino, in questo aiutato da un vero uomo di calcio chiamato Guido Angelozzi.

Non è intenzione di chi scrive fare una sviolinata in un momento mai vissuto in 100 e oltre anni di storia del club bianco, ma il modesto tentativo di analizzare il contesto per farsi qualche domanda e darsi qualche risposta.

La svolta inizia lo scorso campionato: Angelozzi torna in via Melara con pieni poteri, si sbarazza alla svelta di soggetti avvezzi più a commerciare che a masticare calcio, e imposta il suo progetto triennale incaricando un tecnico di qualità come Pasquale Marino.

Cosa succede? Che lo Spezia esprime il miglior calcio degli ultimi 20 anni, tanto che alla fine della stagione, sfumati i play-off, molti tifosi si ritrovano a commentare: "Però, che bel gioco lo Spezia". Ovviamente merito insieme a Angelozzi è di Marino, che inculca nel gruppo bianco concetti chiari di gioco, la squadra non è sempre vincente ma sempre e comunque esprime un ottimo calcio, e gli stessi tifosi – per tanti dei quali è sempre contato solo e sempre vincere a scapito del gioco – iniziano a percepire il cambiamento.

A fine stagione Marino se ne va: è una doccia fredda per la piazza, un progetto di 3 anni che si incaglia dopo una sola stagione dice qualcuno , ma la realtà è un'altra. Marino è stato bravo, bravissimo, ma mai empatico, troppo "profe" per calarsi davvero nella giusta mentalità, distaccato con la squadra così come con i tifosi. E arriva Italiano.

Angelozzi lo conosceva già, lo seguiva a distanza come fa un cacciatore con la sua preda più ambita, aspettando il momento giusto per portarlo nel Golfi dei Poeti. "E' un predestinato" – disse di lui a inizio stagione, e ai più – non esperti come il Dg – sembrò quasi una battuta. Anche perché l'inizio non fu facile, anzi: vuoi l'approccio in allenamento, vuoi i metodi di lavoro, vuoi la foga nel dare indicazioni, non è chiaro quale fu il motivo vero a far irrigidire lo spogliatoio nel girone d'andata. Fatto sta che ci volle tutto il carisma del solito Angelozzi (e un incontro chiarificatore con i tifosi al Ferdeghini) a persuadere il gruppo, senatori in testa, tutelando il lavoro e le qualità di Italiano in un momento nero seppia - con i 3 ko consecutivi contro Ascoli, Trapani e Benevento – e gran parte della tifoseria sfiduciata se non peggio.

Dopo la pioggia è tornato il sereno, Italiano ha sedotto i giocatori che eseguono alla perfezione ogni desiderata del tecnico aquilotto, e con i risultati è tornato anche e soprattutto il bel gioco, pari se non superiore a quello espresso l'anno scorso.

Insieme all'empatia, o sua diretta conseguenza, la capacità di Italiano di preparare le partite sul piano tecnico-tattico ma ancor prima mentale: esempio eclatante il ritorno play- off contro il Chievo, dominato dal primo all'ultimo minuto grazie ad una feroce determinazione evidente farina del sacco di Italiano, di fronte ad una delle squadre più forti e attrezzate della B.

Una cosa è certa: lo Spezia di Italiano è riuscito come pochi a trasmettere emozioni di ogni genere, e questo è già un primato di cui andare fieri. Conquistare la massima serie sarebbe non solo giusto e meritato, ma anche forse l'unico modo per tenere insieme ancora un po' un gruppo fantastico, destinato ovviamente a sciogliersi nella malaugurata ipotesi che al Frosinone riesca al Picco il colpaccio già riuscito contro Cittadella e Pordenone.

La promozione potrebbe far riflettere Italiano rispetto alla dignitosissima opzione Genoa, così come il profumo della serie A – e del business connesso – potrebbe convincere Volpi a temporeggiare con le trattative di vendita, date quasi per scontate su alcuni quotidiani nazionali come Repubblica di oggi, alle quali seguirebbe con buona probabilità l'addio di Angelozzi.

Al patron non mancano certo le disponibilità per allestire una squadra in grado di salvarsi, quello che è mancato fino ad oggi è un po' di entusiasmo, svanito con l'uscita dal suo entourage di Nanni Grazzini e l'ingresso contestuale del supermanager Fiorani, che sta allo Spezia come il gatto all'acqua di mare.

Ma Volpi oltre ai soldi ha anche l'età non solo per emozionarsi come un nonno con i nipotini ma anche per tirare certe somme, e da buon giocatore potrebbe risvegliarsi in lui anche la voglia di puntare a qualche obiettivo quasi utopistico – leggi Europa – per chiudere in bellezza la sua esperienza di presidente di football... troppe opzioni, adesso va superato il Frosinone e non sarà un gioco da ragazzi.

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