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Grandi opere, Piredda (IDV): "Maggiore coinvolgimento di micro e piccole imprese locali"

«Concordiamo sulla linea, ribadita dall'assessore Paita, intrapresa dalla Regione in merito alla necessità di realizzazione delle grandi opere liguri. Tuttavia auspichiamo che, nei prossimi tavoli tecnici di concertazione con Cociv ed altri enti, sia dato maggiore spazio alle piccole imprese e all'artigianato edile, che costituisce il 75% dell'intero comparto regionale delle costruzioni».

Così Maruska Piredda, capogruppo di Italia dei Valori in Regione Liguria, che questa mattina ha presentato un'interrogazione in consiglio per conoscere le iniziative intraprese dalla giunta per agevolare le eventuali ricadute a livello territoriale delle grandi opere infrastrutturali, in via di cantierizzazione in Liguria. «Coinvolgere le imprese di piccole dimensioni può costituire anche un efficace impulso per le imprese stesse ad acquisire maggiore competitività e stimolo all'aggregazione in consorzi.

Inoltre, questa sarebbe un'occasione importante per dare piena attuazione agli strumenti normativi a misura di piccole e piccolissime imprese del territorio previsti dalla legge regionale 1/2012, con cui la Liguria ha recepito lo Small business act, la direttiva europea che stabilisce disposizioni a misura di micro, piccole e medie imprese, quindi anche per quelle che operano nel settore edile. In particolare, all'articolo 6 comma 3, è prevista la suddivisione in lotti, per esempio, dei cantieri per la realizzazione delle grandi opere integrative o compensative, con preferibile impiego delle imprese locali, che operano nel rispetto della legalità.

Come ho evidenziato anche nella risoluzione sullo stato dell'edilizia ligure presentata a dicembre, lo "spacchettamento" in piccoli lotti dei cantieri di grandi infrastrutture, come Terzo Valico e Gronda, consentirebbe l'accesso anche delle imprese artigiane, che costituiscono i due terzi del settore delle costruzioni nella nostra regione.

È ormai noto a tutti lo stato di profonda crisi in cui si trova l'edilizia da almeno un quinquennio, con gravi conseguenze sia sul fronte occupazionale sia sul numero delle imprese. Si stima che nel 2012, in tutta Italia, abbiano chiuso i battenti oltre 61mila imprese. Tra il 2008 e il 2012, i dipendenti del settore nella nostra regione sono diminuiti del 16,3%, tre punti percentuali oltre la media italiana (-13,9%). Gli occupati sono passati dai 52.630 del 2008 ai 44.052 del 2012. I posti di lavoro persi sono stati 8.578, di cui 5.684 rappresentati da "indipendenti". Per contribuire a risollevare un settore che vale il 6% del Pil nazionale, ritengo che sia indispensabile agevolare, con tutti gli strumenti a disposizione della politica e nel pieno rispetto delle norme, l'impiego delle nostre piccole imprese all'interno dei cantieri di prossima apertura sul nostro territorio, frenando il fenomeno della concorrenza sleale generata dal sistema del massimo ribasso. È impensabile che un'impresa possa arrivare a vincere una gara d'appalto con il 40-50% di ribasso rispetto ai concorrenti. È noto che, alla fine, l'impresa che abbia così sbaragliato gli altri partecipanti, recuperi poi in corso d'opera con la presentazione di varianti: e questa è solo una forma di concorrenza sleale che può raggiungere ben altri aspetti quando intervengono soggetti legati alla malavita e alla criminalità organizzata».

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