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Lavoratrice Acam licenziata, Rifondazione: "La dignità non si compra con un misero indennizzo" In evidenza

L'appello ai lavoratori affinchè si riapproprino dei diritti.

La lavoratrice in questione è stata accusata, peraltro da un superiore e collega che riveste anche carica istituzionale di Assessore all’ambiente, di aver ricevuto da un operatore del mercato di La Spezia , al quale aveva ritirato alcune cassette di legno e plastica ritenute non conformi alla frazione residua programmata ,una modesta quantità di frutta in omaggio. Tale episodio ha generato un provvedimento disciplinare culminato con il licenziamento. Provvedimento a cui la lavoratrice ha opposto ricorso in giudizio ed e’ di qualche giorno fa la sentenza secondo la quale, in base alla Legge 92/2012 meglio conosciuta come Legge Fornero, il giudice del lavoro, pur evidenziando una sproporzione tra la violazione disciplinare ed il licenziamento relativo, non ha disposto il reintegro ma un indennizzo economico pari a ventuno mensilità.

 

Questa vicenda impone una riflessione doverosa: il lavoratore è stato negli ultimi anni privato di diritti fondamentali conquistati in decenni di lotte, con la distorta teoria che con una maggiore flessibilità nel mondo del lavoro si sarebbe incrementata l’occupazione , i vari governi che si sono succeduti hanno di fatto saccheggiato ogni tutela ed ogni conquista sociale. È evidente che il ricorso ad una flessibilità ingiustificata non ha prodotto alcun vantaggio ai lavoratori, ne’ in termini di incremento occupazionale ne’ in termini economici. Il caso della lavoratrice Acam appare dunque emblematico di quanto le leggi attuali abbiano reso fragile e ricattabile ogni lavoratore dipendente, per il quale il valore assoluto del posto di lavoro può essere facilmente liquidato con una prebenda economica che di fatto lo getta nella disperazione. Il caso in questione crea un precedente pericoloso e drammatico, in pratica ognuno di noi può essere licenziato per una lieve mancanza disciplinare senza aver diritto alla benché minima tutela.

Affermiamo con forza che il lavoro è dignità e la dignità non si compra con un misero indennizzo ma è bene primario che va tutelato e difeso con ogni mezzo lecito e che i lavoratori tutti devono ritornare a riappropriarsi dei diritti conquistati con fatica e negli ultimi anni vergognosamente calpestati.


Rifondazione Comunista La Spezia

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