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Raffaelli (PD): "Abbiamo assistito venerdì ad una giornata che non ha precedenti nel recente passato" In evidenza

 Marco Raffaelli commenta la manifestazione Friday for Future

"Abbiamo assistito venerdì ad una giornata che non ha precedenti nel recente passato. Migliaia di giovani hanno invaso le strade di tantissime città del mondo, per ricordare a chi è venuto prima di loro che sulle politiche ambientali è il caso forse di cambiare registro.

Prepotentemente il tema dei cambiamenti climatici, con le loro cause e conseguenze, sta entrando oggi anche nelle vite di coloro che fino a qualche anno fa credevano di restarne immuni.
E gli eventi conseguenti li subiamo sempre più spesso anche noi: alluvioni e dissesti idrogeologici i segnali più evidenti. Ma tutto ciò comporta anche conseguenze sul piano delle migrazioni di interi popoli che, vedendo devastate le lo terre, partono in cerca di altri luoghi, quali il nostro Paese.
Recentissimi e terribili poi i dati che arrivano dagli organismi nazionali e mondiali della sanità. Dicono che 7 milioni di persone muoiono per cause dovute all’inquinamento; e che l’Italia è maglia nera in Europa per questo sciagurato dato.
Ci sono decisioni nazionali ed internazionali - quelle che tanti definisco: le scelte che “ci passano sopra la testa” - che incidono profondamente sulla soluzione o meno di problemi ambientali; ma ci sono anche questioni che ci riguardano da vicino e che i nostri pensieri, le nostre scelte, e le nostre azioni possono contribuire a mettere sulla via del rispetto dell’ambiente e la salvaguardia della salute dei cittadini.
Per sviare l’attenzione e strumentalizzare il tema mi risponderanno: ma chi parla fa parte dello schieramento politico che nel passato - e io dire lontano - ha contribuito a creare la situazione che abbiamo oggi.
Intanto penso ad un passato ormai lontano, fatto di una cultura ambientale molto diversa. Dove, forse, anche per la mancanza di strumenti e studi, non si pensava neppure lontanamente che un certo sviluppo economico ed energetico avrebbe avuto ripercussioni tali sull’aria, l’acqua, la terra, e su tutti noi.

E penso ad un passato lontano anche perché nel recente, quando abbiamo incominciato ad accorgerci che qualcosa non andava, abbiamo attuato politiche più responsabili: restringimento dei parametri inquinanti per costringere Enel a ripensare la presenza della centrale; inizio di opere di forte bonifica dei luoghi nei quali qualsiasi tipo di rifiuto era stato vergognosamente interrato; riutilizzo di infrastrutture quali la filovia cittadina, per un trasporto pubblico elettrico; bikesharing; seppur con qualche disagio, introduzione della raccolta differenziata per un conferimento ecologico del rifiuto, rispetto a politiche che pensavano ad un loro incenerimento.
Non abbiamo cambiato la realtà della città? Non credo. Come per le negatività, io credo che anche per gli effetti positivi, sull’ambiente, dovremo aspettare anni per un ritorno.
Certo occorre continuare su questa strada. Non abbandonare alcune partite, non fare passi indietro, non tradire aspettative che si sono costruite.
Ed è con spirito di collaborazione, senza polemica, che chiamo in causa l’Amministrazione su alcuni punti.

ENEL: davvero vogliamo lasciare che l’azienda mantenga la sua presenza con una centrale a gas? (E non raccontiamo che le centrali a gas non siano inquinanti. Basta cercare su internet per avere dati certi in merito al rapporto gigawatt prodotti/inquinanti emessi). Credo che possano esserci gli spazi anche per altre scelte, se è vero che, per esempio, ENEL ha costruito tante centrali green in Italia e in giro per il mondo - l’ultima addiruttura ad energia solare, in Minnesota però.
Il tema spinoso delle tante bonifiche in corso: non sappiamo più nulla. C’è, o c’era, un percorso per ognuna di loro, dalle più piccole alle più grandi. Che fine hanno fatto? A che punto sono? Non parlarne non risolve il problema. E sotto questo punto, c’è anche il tema delle costruzioni con la presenza di amianto, tornato alla cronaca di recente per una questione di mal tempo che ha scoperchiato un capannone.
Waterfront: se ne inizia a parlare, ci sono già bozze sul progetto che cambierà una porzione grandissima di città, ed il suo rapporto con il mare. Sarà un luogo dove transiteranno quotidianamente migliaia e migliaia di persone. Perciò penso occorrerebbe sensibilizzare, chi costruirà la stazione marittima, sull’opportunità di pensare ad infrastrutture e strumenti utili a far sì che le navi che attraccheranno sui moli (si dice addirittura tre/quattro insieme) non inquinino l’aria come vediamo fare oggi.

Per esigenze di spazio - e perché penso siano i più urgenti e sulle quali andranno prese scelte precise nell’immediato futuro - mi limito a questi tre punti.
Isolare, o non ascoltare, chi chiede risposte attente all’ambiente, non farà portare a casa il miglior risultato; viceversa unendo iniziative e parti forse saremo capaci di avere più forza e ricevere più attenzioni.
E tornare a casa con risultati rispettosi per l’ambiente non farà il successo ne dell’una, ne dell’altra parte, ma di tutta la città.
Quando parliamo di certe cose - come l’ambiente e il clima - non si tratta di cambiare il mondo, inteso come pianeta, ma si tratta di fare del nostro meglio per lasciarlo così com'è. Perché lasciarlo così com’è vuol dire consegnarlo nel migliore dei modi possibili a chi verrà dopo di noi.
Venerdì migliaia di ragazze e ragazzi su questo ci hanno svegliato, non riaddormentiamoci.

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