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Abbattimento cinghiali, Caratozzolo: “Il sindaco ritiri l’ordinanza” In evidenza

di Gabriele Cocchi – Il consigliere di maggioranza chiede a Peracchini il ritiro del provvedimento. Rapporti con il centrodestra ai minimi termini.


I contrasti ormai non si contano più. Anche nel consiglio comunale di ieri sera Massimo Baldino Caratozzolo, collega del presidente dell’assemblea Giulio Guerri nel gruppo “Per la nostra città”, è andato allo scontro frontale con la maggioranza di centrodestra. I rapporti sono sempre più tesi, e l’insofferenza alla prese di posizione di Caratozzolo – per la gioia delle opposizioni che stanno a guardare – nella coalizione che sostiene il sindaco Pierluigi Peracchini si fa sempre più palpabile. Specie per alcuni consiglieri, come il capogruppo della lista Toti-Forza Italia Fabio Cenerini, che negli ultimi giorni non ha risparmiato attacchi all’arma bianca ai due colleghi di maggioranza.

La scintilla, ieri sera, è stata la mozione della Lega contro la pratica del sacrificio rituale degli animali da parte delle comunità islamiche, approvata con i voti di tutta la maggioranza (Guerri e Caratozzolo compresi) e anche del Movimento 5 Stelle.

Ma il consigliere di “Per la nostra città” ha colto la palla al balzo per rinfacciare al sindaco la recente ordinanza sul contenimento dei cinghiali: durante una commissione della settimana scorsa, infatti, il servizio faunistico regionale aveva spiegato che in base alla normativa regionale, una volta catturati, i cinghiali devono essere abbattuti. Proprio Caratozzolo e Federica Paita della Lega non avevano mandato giù i metodi di applicazione dell’ordinanza di Peracchini.

“Trovo la mozione della Lega semplicemente perfetta – ha detto ieri sera Caratozzolo – La sola ipotesi che qualcuno possa sgozzare un animale procurandogli in modo crudele e programmato atroci sofferenze mi indigna e mi terrorizza. Ciò nondimeno mi terrorizza anche la possibilità che un qualsiasi animale possa essere deliberatamente catturato, per poi essere ucciso o peggio destinato alla tortura. La trovo una vera e propria esecuzione”.

Poi la stoccata a Peracchini: “Purtroppo è questo, caro sindaco, che rischiamo. Per decine, forse centinaia di cinghiali, per la sua ordinanza permetteremo agli uomini della faunistica di intervenire qui in città, in applicazione del piano regionale sull’avvicinamento dei cinghiali alle aree urbane. Per gli esemplari più piccoli – ha proseguito il consigliere – la punizione è ancora peggiore: potrebbero essere ceduti alle associazioni che si occupano dell’addestramento dei cani da cinghiali, e finire macellati dopo un’atroce agonia. Un po’ come si faceva quarant’anni fa con gli accalappiacani, che catturavano i cani per poi gasarli. Non credo che il nostro sindaco, animalista quanto noi, voglia che alla Spezia si possano verificare questi casi. Chiedo un suo interessamento per giungere al ritiro dell’ordinanza”.

Applausi dagli animalisti presenti fra il pubblico, subito strozzati dalla replica al vetriolo di Maria Grazia Frijia di Fratelli d’Italia: “Caratozzolo forse non ha letto bene la mozione della Lega, perché è leggermente andato fuori tema. Ci sono le sedi e i percorsi opportuni per far valere le proprie posizioni. Ma a volte sembra che le uscite di Caratozzolo in questa sede servano a fargli un po’ di pubblicità, con la sua claque al seguito”. È il sentire comune della coalizione di centrodestra, che oggi deve sicuramente rimpiangere l’apparentamento con il gruppo di Guerri, al ballottaggio delle elezioni comunali dell’estate 2017. Fatta eccezione per “gli amici” della Lega, con cui “Per la nostra città” ha fatto asse comune anche su altre tematiche (il taglio dei pini di via San Francesco, ad esempio).

I rapporti, ormai, sono ridotti al minimo sindacale. Lo erano in verità anche dopo gli scontri sull’aggregazione Acam-Iren e sulle alienazioni dei beni comunali. Ma Guerri e Caratozzolo sono ancora in maggioranza.

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