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Il Ministro della Difesa Trenta incontrerà una delegazione del Comitato Riconvertiamo Seafuture In evidenza

Incontro chiesto dal Comitato "per esporre le criticità inerenti al salone Seafuture 2018 e presentare le proprie proposte".

Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ha risposto positivamente alla richiesta di incontrare domani, 22 giugno, alla Spezia, a margine del salone “Seafuture 2018”, una delegazione del Comitato “Riconvertiamo Seafuture”. Il Comitato ha richiesto un incontro col ministro della Difesa "per esporre le criticità inerenti al salone Seafuture 2018 e presentare le proprie proposte".

 

Di seguito la lettera inviata al ministro Trenta dal Comitato “Riconvertiamo Seafuture”.

Dist. ma Signora Ministro,
Ci permetta, innanzitutto, di porgerLe le nostre congratulazioni per la recente nomina a Ministro della Difesa. Un incarico rilevante e gravoso in un ambito, come quello della difesa, che riguarda la pace e la sicurezza del nostro Paese e di tutti i cittadini italiani.
Le scriviamo per sottoporre alla sua attenzione alcune questioni inerenti al salone “Seafuture 2018” che Lei visiterà nei prossimi giorni.
Il salone Seafuture è nato nel 2009 con l’obiettivo di essere “la prima fiera internazionale dell’area mediterranea dedicata a innovazione, ricerca, sviluppo e tecnologie inerenti al mare”: le prime tre edizioni si tennero presso la Fiera di La Spezia (SpeziaExpò) e videro la partecipazione di centri di ricerca e aziende principalmente del settore civile. A partire dalla quarta edizione, nel 2014, l’evento Seafuture ha visto una radicale mutazione con la partecipazione sempre più rilevante della Marina Militare e delle aziende del settore militare. L’edizione attuale riporta tra gli organizzatori AIAD e Segretariato generale della Difesa/Direzione nazionale degli armamenti e tra gli operatori principali, oltre alla Marina Militare, numerose aziende del settore militare tra cui Leonardo, MBDA, Fincantieri, Elettronica, ecc..
La “grande rilevanza internazionale” di Seafuture 2018 è stata promossa attraverso l’invito alle Marine Militari di una sessantina di Paesi esteri (di cui una trentina partecipano) ed in particolare ai rappresentanti delle Marine Militari di diversi paesi dell’Africa e del Medio Oriente che – come riporta il comunicato ufficiale – “potrebbero essere interessate all’acquisizione delle unità navali della Marina Militare italiana non più funzionali alle esigenze della Squadra Navale, dopo un refitting effettuato da parte dell’industria di settore”.

Tra le Marine Militari invitate e presenti a Seafuture 2018 figurano quelle di diverse nazioni belligeranti (tra cui Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Marocco e Qatar, le cui forze armate sono intervenute, senza alcun mandato internazionale, nel conflitto interno in Yemen con bombardamenti indiscriminati anche sulle zone abitate da civili); di Paesi i cui governi sono responsabili di violazioni delle risoluzioni delle Nazioni Unite (tra cui Israele che da oltre 50 anni occupa illegittimamente diversi Territori Palestinesi e il Marocco che da più di 40 anni occupa militarmente il Sahara Occidentale violando i diritti del popolo Saharawi); di Stati i cui governi sono internazionalmente riconosciuti per le gravi violazioni dei diritti umani (tra cui la Turchia di cui va evidenziata anche l’annosa repressione del popolo curdo e l’Egitto in cui persiste la repressione interna e l’inqualificabile comportamento delle autorità egiziane per il caso riguardante l’uccisione del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni); di Paesi dal basso indice di sviluppo umano che presentano gravi carenze nei settori della sanità, dell’istruzione e nel contrasto alla povertà diffusa (tra questi segnaliamo Angola, Bangladesh, Mauritania, Mozambico, Pakistan, Sri Lanka).

Non intendiamo porre in discussione la legittimità di vendere le navi dismesse dalla Marina Militare a paesi esteri. Segnaliamo però che in materia di esportazioni di sistemi militari debbono essere osservati rigorosamente i criteri previsti dalle normative internazionali ed europee ed in particolare i divieti imposti dalla legislazione nazionale, la legge n. 185 del 1990, che vieta espressamente l’esportazione di armamenti “verso i Paesi in stato di conflitto armato”, “verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell'articolo 11 della Costituzione”, “verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche” e “verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani”.

Intendiamo inoltre porre all’attenzione la tendenza, che abbiamo notato già dalla scorsa edizione, ad assimilare nell’ambito militare anche le iniziative di tipo civile in particolare quelle riguardanti la “Crescita Blu” (i cui settori chiave sono il turismo costiero e marittimo, le energie rinnovabili marine, l’acquacoltura, le risorse minerali marine e le biotecnologie blu) che dovrebbero promuovere soprattutto le attività economiche e di ricerca in ambito civile.
Esprimiamo, infine, forte preoccupazione riguardo al coinvolgimento degli studenti delle scuole secondarie in Seafuture per la mancanza di un’informazione completa e pluralistica sul significato dell’evento nel contesto italiano e internazionale.

A fronte di queste riflessioni, sabato scorso 16 giugno abbiamo promosso un convegno pubblico per sensibilizzare la cittadinanza sulle criticità di Seafuture 2018 e per proporre una riflessione a più voci sul modello di difesa del nostro Paese, sulle esportazioni di sistemi militari, sulle questioni collegate all’inquinamento ambientale e marittimo, ma anche per dare spazio a numerose testimonianze e alle attività della società civile nei settori della cooperazione internazionale, della tutela dei diritti umani, della solidarietà e della pace.
Nelle nostre coscienze e nella nostra visione, il futuro dell’industria navale e del nostro mare non possono continuare a dipendere dalla produzione e dal commercio di sistemi militari sostenuti anche sottraendo risorse al settore civile. Il Mediterraneo deve essere un ponte di incontro tra i popoli e le culture, tra i centri di ricerca e tutte le realtà interessate a promuovere la tutela del mare, la sostenibilità ambientale, il turismo responsabile e lo sviluppo sostenibile nel rispetto dei diritti delle persone e dei popoli.

Chiediamo di poterLa incontrare in occasione della sua venuta a La Spezia per il salone Seafuture 2018 per presentarLe le nostre proposte affinché SeaFuture sia riconvertito alla sua mission originaria: una fiera internazionale dell’area mediterranea dedicata a innovazione, ricerca, sviluppo delle tecnologie civili inerenti al mare, per promuovere la sostenibilità ambientale e sociale.
Nell’attesa di un Suo cortese riscontro porgiamo
Distinti saluti

Il Comitato “Riconvertiamo Seafuture”:
- Accademia Apuana della Pace
- ACLI La Spezia
- Archivi della Resistenza – Circolo Edoardo Bassignani
- ARCI La Spezia
- Associazione L’Alveare La Spezia
- Associazione Culturale Mediterraneo La Spezia
- Associazione di solidarietà con il popolo Saharawi La Spezia
- Associazione nazionale di solidarietà con il popolo Saharawi
- Caritas diocesana La Spezia
- Chiesa Battista La Spezia
- Chiesa Metodista La Spezia
- Cittadinanzattiva La Spezia
- Comitato Acquabenecomune La Spezia
- Emergency La Spezia
- Genova che osa
- Gruppo di Azione Nonviolenta La Spezia
- Informazione Sostenibile
- Legambiente La Spezia
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- Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza e Difesa, Brescia
- Possibile La Spezia
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- Sinistra Italiana La Spezia
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