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Rada di Lerici, Fiore: "Ci deve essere armonia tra ambiente e progresso. E partecipazione dei cittadini" In evidenza

La posizione dell'esponente di Possibile, ex Assessore ai Lavori Pubblici.

Nel programma di Cambiamo in Comune è scritto che non esiste rilancio della nostra economia ed occupazione che non passi dal riassetto della Rada di Lerici. Lo penso ancora, soprattutto alla vigilia della presentazione, da parte dell’Amministrazione Comunale, di un progetto di riassetto.

Riassetto non vuol dire semplice risistemazione della attuali 1.200 imbarcazioni circa, ma razionalizzare gli spazi per aprire ad un diportismo che sia compatibile con le esigenze del nostro territorio (in concreto vuol dire barche da 15-18 metri).

Un progetto che in molti, a giusta ragione, dichiarano dover essere “sostenibile”. Sostenibile ambientalmente ma anche nel metodo ed economicamente .

L’AC ha sbagliato, ad esempio, a voler presentare, come sempre, un progetto a “scatola chiusa”. Serve coinvolgere chi la Rada la vive ogni giorno.
Nella Rada di Lerici si mescolano molti interessi particolari (associazioni delle catenarie, pescatori, società sportive) che, per traguardare un progetto così ambizioso e di così grande impatto, debbono essere contemperati.

Pertanto l’obiettivo deve essere duplice:
1. Aprire alla nautica da diporto, ricavandone così un beneficio diretto ed in termini di indotto;
2. Salvaguardare la nautica sociale.

Ad oggi non esiste alcun progetto realmente realizzabile che non passi attraverso un corposo “Piano di dissabbiamento”. Un intervento straordinario che, tuttavia, dovrà essere mantenuto esattamente come si fa con un’opera pubblica.
Anche questa proposta, quanto mai attuale e di buon senso, era contenuta nel programma di Andrea Ornati.

Nessuna opera idraulica a mare che rischia, come già avvenuto in passato, di alterare il sistema delle correnti marine ma la previsione di attività di escavo sistematico dei fondali delle Baie di Lerici e San Terenzo.
Si tratta di una politica che ha un costo.

Esistono due possibili soluzioni:
1) Destinare a questa politica di manutenzione dello specchio acqueo parte delle risorse derivanti dalla gestione degli arenili comunali. La Regione Liguria, circa l’utilizzo di dette risorse, si è dimostrata di “manica larga” in passato e lo sarebbe anche oggi.
2) Un piano sistematico di ripascimento (nel rispetto delle normative regionali) che consenta di riutilizzare, in un ciclo virtuoso, il materiale prelevato, in quegli arenili che soffrono del fenomeno dell’erosione e sono costretti ad importare sabbia dal PO.

Il tutto deve essere preceduto da uno studio tecnico sulla base dei dati disponibili (rilievi battimetrici, meteo marini ecc).

Premessi partecipazione di cittadini ed operatori e disabbiamento della baia con contestuale piano di gestione, il resto non rappresenterebbe un problema insormontabile dato che le soluzioni tecniche non mancano.

Servirà, come è ovvio, prevedere un progetto di finanza su cui il pubblico dovrà essere particolarmente vigile al fine di garantire l’equilibrio tra interesse pubblico e interesse privato.

Insomma, non va bene il NO aprioristico così come non va bene il “fare purchessia”.
Perché parliamo di un progetto di forte impatto che sarà irreversibile.
Serve badare al contenuto partendo dalla realtà dei fatti, partendo dai problemi attualmente esistenti e soprattutto dalla necessità di garantire un delicatissimo equilibrio ambientale.
Perché può esistere armonia tra ambiente e progresso. Anche a Lerici.


Michele Fiore
ex Assessore ai Lavori Pubblici  - Possibile

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