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Medusei sulla questione vaccini: “La penso come Salvini” In evidenza

di Francesco Truscia - Le dichiarazioni dell’assessore alla sanità della Spezia.

Abbiamo contattato l’assessore alla sanità della Spezia Gianmarco Medusei (Lega Nord), laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Parma e specializzato in Otorinolaringoiatria presso l’Università di Genova, per capire la sua posizione in merito alla questione vaccini, argomento tornato alla ribalta in questi giorni di inizio campagna elettorale.
Queste le dichiarazioni dell’assessore Medusei a Gazzetta della Spezia.

“Sono in linea con Salvini. Il discorso di Salvini lascia libertà vaccinale. Si tratta di un discorso estremamente complicato, bisogna rivedere la coercizione nei confronti della libertà individuale. Le Regioni poi sono costrette ad aggirare i problemi altrimenti ci si ritrova con bambini che non possono iscriversi negli istituti scolastici. La Regione Liguria ha dovuto raggirare l’ostacolo prenotando direttamente le visite all’Asl. I bambini si sono potuti iscrivere con la lettera della regione. Questo problema deve essere valutato molto meglio da parte del futuro Ministro della Sanità, occorre fare dei ragionamenti più ampi. È troppo superficiale imporre un obbligo vaccinale: bisogna pensare ai rischi di epidemia. Non si può semplificare tutto con un obbligo coercitivo che va a ledere la libertà individuale delle persone. Si è imposto a livello statale: ‘O ti vaccini così, oppure non vai a scuola’. Vanno coinvolti tutti gli enti a livello nazionale e bisogna fare un tavolo di discussione ampio per trovare una soluzione comune. Non si tratta di essere pro o contro i vaccini. Bisogna fare un tavolo scientifico su quello che deve essere reso o no obbligatorio per evitare un’epidemia o una pandemia. Si rischia di creare un problema scolastico, vanno fatte scelte più accurate con una discussione più ampia, cosa che mi auguro farà il nuovo governo. Usare il metodo coercitivo rappresenta un’arma a doppio taglio perchè va a ledere la libertà dei genitori. Bisogna trovare metodi graduali, sempre nel rispetto di quello che è in quel momento il pericolo epidemico.

Un genitore deve essere messo a conoscenza dell’iter vaccinale. Quando ero più piccolo i vaccini erano obbligatori ma si parla di anni fa, bisogna capire cosa rendere obbligatorio cosa no. Ci sono medici che la pensano in un modo e medici che la pensano in un altro. Bisogna vedere anche quanti e quali vaccini in base anche al territorio e al pericolo di epidemia, magari un territorio è più a rischio di meningite rispetto a un altro. Per definire poi “epidemia” di meningite ad esempio ci vuole una percentuale precisa di casi per 100mila abitanti. Non bastano due casi per parlare di ‘epidemia’. Il tutto sta poi nel genitore stesso che, come tale, dice ‘Lo battezzo oppure io non lo battezzo’. Occorre trovare il giusto compromesso tra un eventuale rischio di epidemia e la libertà individuale della genitorialità”.

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