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Aggregazione ACAM - IREN, il NO del Comitato Acqua Bene Comune In evidenza

I motivi della contrarietò all'accordo e l'appello al Consiglio comunale spezzino.

Abbiamo avuto notizia che il 21 dicembre il Consiglio Comunale spezzino deciderà in merito alla proposta di aggregazione tra Acam ed Iren.
NON vogliamo questo regalo sotto l'albero perchè l'operazione andrà a danno dei cittadini, soprattutto per quel che riguarda l'acqua.
Da quando l'acqua è gestita a Genova da IREN:
- le tariffe sono aumentate dal 2004 del 5% oltre l'inflazione
- esplodono continuamente le tubazioni per assenza di manutenzione
- gli utili sono in continuo aumento: 2011 (11,7 mln), 2012 (17,5 mln), 2013 (21,8 mln), 2014 (36,2 mln), 2015 (47,0 mln)
E questo nonostante i consumi d'acqua non siano aumentati!

La strategia di IREN privilegia il profitto come fine primario dell'azienda. L'obiettivo è raggiungere una remunerazione degli azionisti dall'attuale 5,5% all'8% entro il 2021.
A Genova Iren ha distribuito utili nel periodo 2010-2013 di 81,2 mln di €, di cui 29 circa ai comuni, e 52,5 a Banche, Assicurazioni, Fondi di investimento ecc., quindi una minima e irrisoria parte ha ricadute positive sul territorio. Abbiamo conferme quotidiane che, in realtà, con la privatizzazione non si verifica nessun aumento di efficienza, né migliori risultati economici, nè tantomeno vi è incremento occupazionale. Anzi, meno personale, meno investimenti, significano più utili ai soci, unici beneficiari di tutto ciò. E naturalmente maggior vendita di acqua vuol dire maggiori profitti, anche a scapito dello spreco di una risorsa fondamentale anche per le generazioni future.

In questo quadro va vista la campagna di conquiste che completeranno il controllo di Iren sui servizi a rete (acqua e gas) e ambientali, con l'acquisizione di AMIU a Genova e di ACAM alla Spezia e in prospettiva tutta la Liguria.

Notiamo che tutta l'operazione verrà fatta a debito (visto che IREN ha debiti a lungo termine per 2,5 miliardi di euro): Iren si farà dare dalle banche l'importo necessario e le rate saranno coperte dall’aumento dell'acqua (già ora di circa 62 milioni di euro all’anno, pagati da famiglie e aziende spezzine), così come gli alti dividendi che Iren ha l’obbligo di distribuire. Quindi non ci saranno soldi da distribuire in investimenti o in riduzione delle tariffe, perchè gli utili (assolutamente certi, visto che si tratta di gestione di servizio essenziale in regime di monopolio) andranno per remunerare i soci (anche stranieri) di Iren e per pagare le rate del mutuo contratto per l'acquisizione di ACAM.

Inoltre, nonostante i proclami circa il fatto che l'acqua rimarrebbe pubblica (come si svanvera dai sostenitori dell'aggregazione), i soci pubblici di IREN (comuni ben più influenti e potenti di quelli spezzini) hanno già deciso di far scendere la loro partecipazione dall'attuale 53% al 40%.
I patti parasociali sottoscritti, che consentono ai soci pubblici di governare IREN pur in minoranza, hanno durata per legge di 5 anni, per cui tra cinque anni IREN non solo si comporterà da società privata a maggioranza pubblica come oggi, ma sarà a tutti gli effetti una società privata a maggioranza privata: altro che società controllata dai Comuni!

Inoltre il piano di ristrutturazione del debito depositato da Acam in Tribunale non prevedeva l'aggregazione con Iren o altro soggetto; ciò sta a significare che l'unico interesse che spinge oggi i Sindaci attiene unicamente alla esigenza delle banche creditrici di ACAM: cioè velocizzare il pagamento del debito. E' una ragione inaccettabile perchè subordina la gestione di una risorsa fondamentale agli interessi della finanza.

Chiediamo che il Consiglio Comunale si astenga da questa decisione anche perchè il nostro Comitato ha promosso un referendum consultivo tra gli spezzini in merito all'aggregazione. Decidere senza attendere i risultati del referendum sarebbe una aperta violazione dei principi di democrazia.


Comitato spezzino acquabenecomune

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