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Crocifisso nei locali comunali, UAAR: "Passo indietro rispetto al progresso socioculturale" In evidenza

Le riflessioni del Coordinatore del Circolo UAAR spezzino Cesare Bisleri in merito alla mozione promossa dalla Lega e approvata dal consiglio comunale.

LA LEGA CE L’HA AL MURO – storia di un’anacronistica mozione.
Il crocifisso sarà “finalmente” esposto negli uffici pubblici del Comune della Spezia, così come Lega comanda: “Impegna il consiglio comunale e la giunta: ad apporre nell’aula consiliare un crocifisso, ad apporre nei locali comunali ad uso pubblico un crocifisso, ad inviare la presente mozione agli istituti scolastici affinché ne venga data lettura, e ciascun istituto possa avviare al suo interno una riflessione al riguardo per valutare la possibilità di apporre nelle proprie aule, laddove già non ci sia, un esemplare di crocifisso”

Il fenomeno sembra ormai ripetersi, un po’ a macchia di leopardo, anche in altre parti del Paese.
Sarebbe proprio da non credere, nel terzo millennio, se non fosse per il fatto che ormai si conoscono bene i soliti noti a caccia di voti, crociati di uno strano moralismo fatto di chiacchiere e simboli da spargere qua e là, giusto per marcare un territorio pubblico (che altrimenti sarebbe di tutti) e giusto per poter dire: questa è casa mia e qui comando io.
Ma, si sa: ”La Lega ce l’ha duro”. Dopotutto lo gridava sempre il suo capostipite in quelle feste in cui battezzava e benediceva i suoi discepoli (Trota compreso) con le preziose gocce di acqua del Po, o quando fantasticava anche inneggiando ad una agognata marcia su Roma delle sue camicie verdi.
Guarda un po' che strane somiglianze: marce su Roma, crocifissi.

Dalla strumentalizzazione di quest’accozzaglia di riti e simboli, pagani e non, risultante da quei folkloristici cerimoniali e dalle discutibili ferventi passioni odierne, emergerebbe in tutta la sua evidenza la vera “fede” pregnante dei militanti del carroccio. Eh si, “La Lega ce l’ha duro”. E ora sappiamo anche perché e per cosa.
Non che ci si potesse aspettare altro, ma ciò che è veramente inaccettabile è il quadretto spudoratamente falsato che si vuole propinare alla società, di una comunità “grembiulino e fiocchetto” che si vuol far credere finalmente esaudita nel suo più profondo bisogno spirituale.

Il consigliere capogruppo della Lega Nord Lorenzo Viviani, infatti, ci racconta addirittura di una città che parrebbe bramare il crocifisso "Ce lo chiedono gli spezzini. Quelli che si fermano ai gazebo settimanali in città vogliono il crocifisso negli uffici pubblici e nelle scuole".
Ignora però, Viviani, quanti siano gli spezzini che, invece, si fermano ai gazebo dell’Uaar, talvolta anche dopo essere appena usciti da una chiesa, o che si rivolgono al suo sportello “SOS Laicità”, per segnalare proprio il mancato rispetto di taluni spazi pubblici, di uffici, di scuole, di posti di lavoro, in cui si percepisce questa prepotente imposizione di simboli e rituali religiosi cattolici in nome del preteso rispetto di una sensibilità religiosa, naturalmente solo una, come se avesse acquisito il diritto di essere più sensibile di qualunque altra sensibilità, diversamente religiosa o a-religiosa che sia.
Ignora anche, il capogruppo Viviani, che crocifissi, santi, madonne, rosari, presepi e via dicendo, pur con tutte le più rosee intenzioni, non rappresenteranno mai e poi mai tutti i membri di una comunità sociale dei nostri tempi. Oltre al fatto che non sono rappresentativi nemmeno di tutti i membri all’interno della stessa variegata comunità cristiana, la loro ossessiva ostentazione ed imposizione negli spazi pubblici è e sarà sempre palesemente divisiva e discriminante.
Ma pare che questo particolare, il capogruppo Viviani e i suoi compagni di crociata, non l’abbiano proprio voluto prendere in considerazione, nemmeno di fronte all’acceso confronto che ha visto le accalorate arringhe dei consiglieri d’opposizione - ai quali va tutta la nostra stima e solidarietà – che andando oltre il mero credere/non credere, rivendicavano invano la necessità del rispetto della laicità e neutralità degli spazi pubblici, dimostrando nei fatti e denunciando nel dibattito quanto fosse divisiva e non inclusiva l’imposizione di un simbolo religioso, al di fuori del suo ambito religioso, oltre che irrispettosa verso lo stesso simbolo la sua strumentalizzazione.
Ignora pure, il capogruppo Viviani, quanto siano superficiali e discutibili le sue affermazioni: "In questo modo si riconosce dignità a ogni credo ribadendo anche le radici cristiane dell'Europa".
La dignità ad ogni credo (e non credo) la si garantisce proprio assicurando la neutralità dei luoghi pubblici e non imponendo il simbolo di una religione che considera dignitosa e giusta solo la propria morale. E a quali radici (cristiane) dell’Europa si sta riferendo? Forse a quelle che persino ai cattolici credenti stanno strette, viste le atroci performance del passato?
Pare proprio che sfugga, al consigliere capogruppo Viviani, che quelle “radici giudaico-cristiane dell’Europa” furono disconosciute ed ufficialmente rifiutate dal presidente della Convenzione Europea, quando papa Wojtyla tentò di farle inserire nella Costituzione d’Europa.
Ma come funziona? L’Europa rifiuta “le radici giudaico cristiane” proposte dal papa, ma gli italiani devono accettare quelle imposte dalla Lega?

Le nostre radici potrebbero più facilmente essere individuabili nell’illuminismo, nelle lotte per la libertà e per l’unità d’Italia, in quell’ormai fatta dimenticare “presa di Porta Pia” da parte dei bersaglieri italiani, che significò la fine del potere temporale dei papi e della Chiesa. Quella si, roba tutta italiana, genuina, di cui andare veramente orgogliosi.
I nostri valori, le nostre radici e le nostre tradizioni, sono oggi più riconoscibili nei principi di libertà, eguaglianza e fratellanza, più che in quelli religiosi, valori faticosamente conquistati, che sono realmente unificanti e universali e nei quali si possono riconoscere tutti i cittadini indipendentemente dalla loro convinzioni in materia religiosa, compresi i cristiani, e tra questi i cattolici, nel vero rispetto della nostra Costituzione.
Già, la nostra Costituzione. Forse la più bella al mondo, ma anche la più disattesa e calpestata proprio da certa politica.
Nonostante la delusione e l’amarezza per il passo indietro compiuto, rispetto al progresso socioculturale, non resta che prendere atto di questo discutibile risultato politico e subire questa “non rappresentatività” di tutti i cittadini, ma prendiamo altresì atto della parte più preoccupante della mozione, quella che riguarda il suo invio a tutti gli istituti scolastici: “affinché ne venga data lettura, e ciascun istituto possa avviare al suo interno una riflessione al riguardo per valutare la possibilità di apporre nelle proprie aule, laddove già non ci sia, un esemplare di crocifisso”.
Ci auguriamo che questa specie di invito/disposizione non rappresenti una sorta di messaggio subliminale, né tantomeno il preludio ad un libro nero degli eventuali presidi cattivi, che al crocifisso volessero
preferire la neutralità nel rispetto della laicità della scuola.
I direttori scolastici hanno un’enorme responsabilità e rivestono un ruolo importantissimo nella crescita culturale del Paese. Noi dell’Uaar confidiamo nel loro alto senso del dovere, di rispetto della Costituzione e della laicità e neutralità della scuola oltre che nel loro buonsenso ed esperienza, fiduciosi che nella loro piena autonomia un’attenta valutazione non sarà facilmente influenzabile da banali campanilismi.
In attesa di un Paese migliore,

Cesare Bisleri
coordinatore circolo Uaar della Spezia

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