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Orlando rimprovera il Pd: "Apriamo i nostri circoli e ricominciamo a discutere" In evidenza

di Alessio Boi - Il Ministro della Giustizia, intervistato da Tommaso Labate, si espone sulla situazione generale del Partito Democratico, su quella locale e tocca i principali temi di attualità.

 

Spezzino, classe 1969, Ministro della Giustizia dal Governo Renzi e poi riconfermato da quello Gentiloni, Andrea Orlando nella serata di ieri, lunedì 16 ottobre, presso la Sala Multimediale San Francesco di Sales negli studi di Tele Liguria Sud, è stato intervistato da Tommaso Labate, giornalista del Corriere della Sera, sui principali argomenti del momento e sulla situazione interna del suo partito, con qualche riferimento alla legge elettorale.

"Bisogna iniziare a guardarsi un po' intorno: la destra sta emergendo in tutta Europa, ma se facciamo una comparazione il Pd è quello che sta resistendo meglio di tutti", così commenta il Ministro la situazione generale della sinistra, quella che al giorno d'oggi sta faticando a rimanere a galla di fronte all'ondata di populismi che sta interessando i paesi confinanti: Angela Merkel ha perso un po' di consensi dalle ultime elezioni ed è stata vittima di una migrazione verso destra dell'elettorato, l'Austria ha visto recentemente vittoriosa quella parte, per non parlare degli indipendentisti catalani, che non vogliono più condividere niente con la Spagna, infine possiamo guardarci in casa, dove la Lega di Salvini ha sbaragliato la sinistra alle ultime amministrative, mentre i partiti di estrema destra sono sempre più vicini alle porte del Parlamento.

I motivi? Secondo Orlando il Partito Democratico non è più un punto di riferimento per molte persone: quello che una volta era un partito di inclusione "adesso non riesce più a comunicare con alcune fette della popolazione e, addirittura, si è guadagnato l'odio di pezzi di società".

Forse manca un'identità, commenta e chiede Labate, ma egli ribatte affermando che, probabilmente, nessun partito in Italia reggerà per identità, difficilmente si riuscirà a proseguire in solitudine, senza larghe intese, le quali però, fa notare Orlando, non hanno avuto un buon esito in Germania. In ogni caso è assolutamente necessario un centrosinistra unito, dove regni il dialogo e la convivenza, ma questo non potrà mai avvenire se il Pd continuerà ad essere un teatro di scontri tra "una classe dirigente formata da prime donne". Orlando dichiara che "quando emergono i populismi e le destre, bisogna arginare tutti gli asti e opporsi con un centrosinistra unito e forte, continuerò a combattere perchè questo avvenga. Bisogna promuovere il dialogo, ma se la classe dirigente continua in questo modo saranno visti come coloro che hanno aperto le porte al centrodestra. Renzi non può andare avanti da solo, ma il partito non può proseguire senza Renzi".

È abbastanza chiara la posizione di Orlando su questo tema, ma una volta concluso questo discorso si lancia su alcune considerazioni sulla politica locale e commenta la vittoria e la strategia di Pierluigi Peracchini: "In questa regione la destra ha messo insieme la caoalizione e ha portato a votare tutti i suoi, noi non siamo riusciti a portarli a votare, mentre loro si. La coalizione di Peracchini è quella che lo ha portato alle elezioni e, di conseguenza, alla vittoria". Dopodichè si avvia ad una conclusione tutta sulla politica locale nella quale critica e richiama all'ordine il Partito Democratico spezzino: "Questa sconfitta non è mai stata affrontata e non si può recuperare senza un dialogo. È desolante che, in una città come questa dove il Pd ha una radice profonda, questo sia completamente scomparso dopo le elezioni- e continua- un atto di modestia è quello di assumersi le proprie responsabilità e chiedersi perchè i cittadini non ci hanno votato. Apriamo i nostri circoli e ricominciamo a fare discussione".

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