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Cambiamento climatico in Liguria, l'intervento di Giorgio Pagano In evidenza

Nella “lunga estate calda” il cambiamento climatico è una evidenza quotidiana anche in Liguria.

"Le acque marine toccano i 26 gradi e si tropicalizzano: alla Spezia i mitilicoltori hanno avvistato, dopo i barracuda, un pesce balestra, divoratore dei nostri pesci. Non va certo meglio per i boschi: sui nostri monti si percepisce lo stress degli alberi e della terra a causa di aridità e siccità. Gli esperti, inoltre, pensano che ci sia una relazione tra aridità e siccità e gli incendi boschivi di quest’estate. Secondo uno studio della rivista Scientific Reports se è vero che molti incendi iniziano a causa dell’uomo, è anche vero che il clima ha una grossa influenza sulla loro propagazione. Lo studio ha dimostrato che se l’aridità un anno raddoppia rispetto all’anno precedente, anche l’area bruciata tende a raddoppiare in quell’annata.
Di fronte a tutto ciò, è una buona notizia che, nei giorni scorsi, la Giunta regionale abbia approvato il Piano energetico ambientale regionale 2014-2020, basato, ha detto l’assessore Edoardo Rixi, sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica. Il Piano sarà ora sottoposto al Consiglio e, auspicabilmente, agli attori sociali liguri. Siamo ancora ben lontani dal poter realizzare gli obbiettivi della Conferenza di Parigi, e il ruolo dei territori è decisivo. La Liguria ha un ritardo storico, per svoltare ci sono sei mosse da effettuare entro il 2020:
1) Le energie rinnovabili devono fornirci almeno il 33% dell’energia elettrica. Gli impianti a carbone vanno rapidamente chiusi.
2) Ogni anno il numero di edifici e infrastrutture senza emissioni di carbonio deve aumentare di almeno il 3%.
3) Occorre che aumenti sensibilmente il numero delle persone che usano il trasporto pubblico, il car-sharing e il car-pooling; che il parco di auto elettriche raggiunga almeno il 15%; che aumenti del 30-40% l’efficienza energetica dei veicoli pesanti.
4) Va diminuito del 50% il contributo alle emissioni di gas serra nell’uso del suolo, con il blocco del taglio dei boschi, la riforestazione, la modifica di alcune pratiche agricole.
5) Anche l’industria pesante e i porti devono dimezzare le emissioni climalteranti.
6) Il settore finanziario deve ripensare le proprie strategie di allocazione del credito, finanziando le azioni di contrasto ai cambiamenti climatici. Le banche continuano invece a finanziare come nulla fosse il settore dei combustibili fossili. Secondo il rapporto Banking on Climate Change nei primi posti della classifica delle banche meno amiche del clima ce ne sono alcune operanti in Liguria: Deutsche Bank è all’11° posto, Bnp Paribas al 15°, Credite Agricole al 25°, Unicredit al 30°."

Giorgio Pagano
Membro del Comitato Promotore dell’Osservatorio Civico Ligure

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