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Referendum, il Comitato per il NO di Sarzana chiude la campagna in Piazza Luni In evidenza

Il "Comitato per il NO" di Sarzana esprime le proprie motivazioni per il voto contrario al referendum e dà appuntamento a questa sera in Piazza Luni per la chiusura della campagna referendaria.

"Siamo giunti al termine della più lunga campagna della storia repubblicana. Chi è stato nominato alla Presidenza del Consiglio e la maggioranza parlamentare, eletta con legge incostituzionale, che gli ha dato la fiducia, hanno reputato necessario bloccare il Paese per mesi su una revisione costituzionale priva del mandato popolare (il mandato di JP Morgan alle modifiche costituzionali non può valere come mandato popolare). Abbiamo assistito a giravolte continue, tutte provenienti dalla stessa fonte: "se non passa la riforma finisce la mia storia politica", e poi "è uno sbaglio personalizzare"; legge elettorale approvata con fiducia che "mezza Europa ci copierà", e poi "siamo disponibili a cambiarla" (ma è saldamente in vigore, ed è solo ipotetico cambiarla, se vince il Sì, mentre sarà obbligatorio farlo se vince il NO, dato che non prevede l'elezione del Senato); "referendum a ottobre", e poi "referendum a dicembre" (aumentando di 2 mesi lo stallo per tentare di recuperare voti); "il Senato non deve essere eletto", e poi sventolio di schede fac-simile per l'elezione dei Senatori, prima che esista la relativa legge elettorale (la verità è scritta all'articolo 57, leggetelo di persona!); "se voti NO, non cambia niente", e poi "con il NO sarà un disastro" (beh, basta mettersi d'accordo: o non cambia niente o sarà il disastro, no?).

 

Quello che è certo, al di là degli strappi che hanno evidenziato la mancanza di spirito costituente, è che le motivazioni addotte per la revisione, non hanno fondamento. Taglio dei costi: può essere animato da tale intenzione chi evita di accorpare il referendum sulle trivelle con le amministrative, buttando così 300 milioni, vale a dire 6 anni di risparmi sul Senato? Velocizzare l'iter legislativo: le Camere producono le leggi molto velocemente, quando i partiti lo desiderano (legge Fornero, lodo Alfano, finanziamento ai partiti), perciò l'eliminazione del Senato elettivo non garantisce che vengano approvate le leggi davvero rilevanti per il Paese, a meno che non lo vogliano i partiti. Maggiore partecipazione: aumentare il numero di firme necessarie per le leggi di iniziativa popolare da 50.000 a 150.000 non va proprio in questa direzione, perché nella revisione in nessun articolo c'è una data certa per la discussione di questo tipo di legge (si veda coi propri occhi l'articolo 71), mentre è inserito, all'articolo 72, l'obbligo per il Parlamento di discutere entro 70 giorni le leggi volute dal Governo (l'ultimo accorgimento del genere risale al 1926, anno IV). Bella partecipazione: si toglie facoltà legislativa dal basso (popolo e suoi rappresentanti) e si trasferisce in alto (Governo). Né si può considerare aumento della partecipazione il tanto declamato abbassamento del quorum per la validità dei referendum abrogativi (articolo 75). Intanto perché per ottenerlo, anziché 500.000 firme, i cittadini devono raccoglierne 800.000, e poi perché si tratta di un abbassamento poco influente, dovendosi calcolare sull'effettiva partecipazione alle ultime elezioni della Camera; per fare un esempio, all'ultimo referendum sulle trivelle non si sarebbe comunque conseguito il quorum (al contrario di quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio, non si sa se in difficoltà con la matematica o in mala fede).

Viene propagandata pure la falsità che non sarebbero aumentati i poteri dell'Esecutivo rispetto agli altri poteri e organi di garanzia. A parte il fatto che togliere al Senato la possibilità di votare la fiducia al Governo, dimezza il potere di controllo del Legislativo sull'Esecutivo, la revisione prevede espressamente che le leggi del Governo abbiano la priorità nei lavori parlamentari – art.72 comma 7 – e che il Governo possa proporre leggi nelle materie di competenza delle Regioni – art.117 comma 4). Ultima chicca, la bufala del cosiddetto "Senato delle Autonomie". Quando il Governo fa scattare la clausola di supremazia che espropria le Regioni nelle materie di loro competenza, il voto del Senato è superato dal voto della sola Camera (art.70 c.4).

Al di là di queste contraddizioni, applicare la Costituzione, ed esserne fedele esecutrice, attiene a una classe dirigente onesta che ha a cuore il bene della democrazia; questo farebbe uscire dalla palude.

Infine, chi ha paura per il "Trump italiano", e noi siamo tra questi, sia consapevole che l'unica garanzia per tenere a bada certe derive autoritarie è proprio il mantenimento della Costituzione attuale. Non è stata scritta con separazione dei poteri a caso, con pesi e contrappesi buttati là, è stata scritta da gente che usciva dal Ventennio.

Vi aspettiamo, quindi, per il gran finale di campagna questa sera a Sarzana, in Piazza Luni dalle 19.00. Sarà soprattutto una festa, perché ce la siamo meritata; sia le attiviste e gli attivisti che in questi mesi hanno dato il loro contributo a difesa della democrazia costituzionale, sia i cittadini oppressi da mesi di campagna referendaria. Se ne avete una e avete voglia di suonarla, portate una tromba!"

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