Sembra diventato uno sport "italiano" in attesa che evolva verso la "violenza alle chiese". Ad Ameglia si saccheggia, a Pitelli si impicca, in altre parti d'Italia si taglia la testa, a Gesù Bambino naturalmente, e per ora. Poco ci consola che siano stati italiani, finti immigrati o finti integrati, per noi sono solo portatori di una nuova cultura di violenza alle nostre comunità, alla nostra appartenenza, alla nostra cultura e tradizioni, alla nostra millenaria civiltà.
Essere credenti o no non ha nessuna rilevanza e giustificazione. Chi ha fatto simili atti è un nemico a prescindere. Persino atei o appartenenti ad altri religioni (non islamiche) hanno condannato simili episodi con molta più veemenza del cattocomunismo imperante. Ci sgomenta che da parte di taluni organi di stampa e da responsabili istituzionali si minimizzi dicendo che si è trattato di bravate da parte di ubriachi, di drogati o teppistelli (intanto chiediamoci come mai prolificano così illustri categorie). Non saranno certe dichiarazioni "buoniste" a scoraggiarli, anzi li invogliano con una perversa sindrome da emulazione.
Ci vuole prevenzione e repressione, altro che chiacchiere. Intanto ci auguriamo che qualcuno sia andato a vedere se le telecamere, se funzionanti, abbiano ripreso qualcuno dei "nostri eroi". Con simili politiche le linee di difesa si vanno velocemente esaurendo. Come ora, se mai dovrà essere e Dio non voglia, i nostri giovani saranno anche sull'ultima barricata.
Sveglia Italia il tempo di una partita che stai perdendo è quasi scaduto.